Abbiamo battuto un record. Per la prima volta una associazione ( nel mio caso legambiente )
ha visto rifiutata la sua richiesta ( scritta ) di essere audita. Mai successo ne in commissione ne in consiglio da oltre venti anni. Su mozione della destra con voto determinante di consiglieri di sinistra. E la democrazia ai tempi di mario monti ragazzi! Speriamo che se ne vadano presto a casa.
L argomento era il dissesto idrogeologico e cosa ha fatto ed intende fare l' amministrazione. Quel che segue e' quello che avremmo detto se ci avessero lasciato parlare.
Per noi del circolo nuova ecologia di legambiente genova il problema del dissesto idrogeologico e un combinato di ingordigia speculativa, cultura del territorio inesistente a livello amministrativo,cultura tecnica restata al paleolitico unita a una notevolissima presunzione da parte dei tecnici in ruolo apicale nelle amministrazioni, spreco di risorse economiche e umane che urlano vendetta.
Che si parli dello sturla, del bisagno, del branega o del molinasso il discorso e' lo stesso, gli stessi i risultati, identici, una volta per uno tocca a tutti. Disastri, danni economici, feriti e anche morti.
Per cercare di semplificare il discorso parlero' del fereggiano.
In questa area l'idea risolutiva che va per la maggiore e quella dello scolmatore/deviatore/ scolmatore breve tre idee, una dell autorita di bacino, una della provincia, una del comune. Si parla di costi varianti tra 300. 120. 54 milioni di euro. Tre proposte diverse per tre istituzioni, tre idee prive di analisi econometriche, idrogeologiche, statiche, la cui mancanza non permetterebbe a quelle idee di superare un esame universitario, figuriamoci un esame governativo per la fornitura dei fondi necessari.
Ancora una volta e' il marketing che domina. Al gioco delle figurine panini chi se la spara piu grossa e conquista la figurina di pizzaballe vince.
Ma qui perdiamo sempre noi ciitadini. Vincono progettisti grandi imprese non genovesi e politici che di nastro in nastro tagliato restano inamovibili sulle loro poltrone. E ovviamente spendendo tutti i soldi nell'ennesima grande opera a favore dei privati. Per tutto il resto non rimane una lira e per i 10 o 15 anni che ci vorrebbero ai cittadini restano i fischietti dei vigili e i salvagente della protezione civile.
E nel frattempo impermeabilizzazioni, costruzioni in deroga, muri di cemento e asfalto vanno avanti. In altra sede abbiamo detto che il problema del fereggiano e urbanistico non idraulico. Quello idraulico, pur corposamente presente e' la scusa per coprire un sistematico e continuo abbandono dei cittadini al loro destino.
Il fereggiano e' una lunga e stretta valle che si estende accompagnata da 4 strade: via fereggiano, via pinetti, via daneo, via fontanarossa e tre piazze largo merlo, piazza pedegoli, piazza della chiesa di quezzi.
Il primo elemento che salta agli occhi e che c' e' una sola strada... In caso di un incendio, smottamento, terremoti o altro non esistono vie di fuga, le molte migliaia di abitanti non potrebbero allontanarsi e non potrebbero essere raggiunti dai mezzi di soccorso. Non e in progetto, meno che meno finanziata, una viabilita alternativa.
In un area dove sono ammassate circa 12.000 persone e 12-1500 auto non c' e' un parco, un impianto sportivo, non c e un centro pubblico per i servizi alle persone, non c' e' un locale pubblico per attivita' culturali e sociali nel quartiere.
Le tre piazze di cui sopra sono o luoghi di attraversamento del traffico o parcheggi, spazi congestionati e non liberi. I bambini che giocano all' aperto lo fanno sul rio insieme ai topi e agli spurghi fognari. Nessuno ha la benche' minima intenzione di intervenire. I soldi se mai arriveranno andranno per lo scolmatore.
Ma la cultura paleolitica del territorio continua ancor oggi a procedere nell'interesse privato e contro quello pubblico.
Esempi facilmenti documentabili:
In alto nella zona di pian dei ratti e' stata autorizzata l' asfaltatura di una strada in area sic. Denunciata la cosa nessun intervento.
Un signore proprietario di un rustico abbandonato ha scavato con una benna una strada sterrata per raggiungere la sua proprietà per ora diroccata . Dice che glielo ha chiesto la regione. Il tutto nei giorni dell allerta meteo e con tutta la terra smossa lasciata li. Nessuno e intervenuto la terra e' scesa a valle sospinta dai temporali.
Un po' piu' in la ci sono i laghetti del rio molinetto ( che piu avanti confluira' a formare il fereggiano). L alluvione dell' anno scorso ha distrutto la loro conformazione originaria, molti massi sono precipitati e hanno trascinato con se alberi e arbusti. I massi son li che pencolano, nessuno e intervenuto per rimuoverli e mettere l'area in sicurezza anche per evitare che finiscano sulle case sottostanti e per recuperare il corso del rio ora ostruito. Sempre in alto c' e' l area della ex cava Pesenti. Qualche decennio fa ci fu un intervento di messa in sicurezza nel corso del quale si creo' un invaso per raccogliere l'acqua piovana con una galleria che garantiva il deflusso in valle sturla in piena sicurezza. I conti pero' erano sbagliati e mai aggiornati. Risultato: nel 2011 a seguito dell alluvione l' invaso non riuscendo a scaricarsi nel tunnel esistente e' esondato e volumi consistenti d acqua sono precipitati con grande velocita e forza dirompente (vista la fortissima pendenza) sul corso del rio finocchiara che in basso, congiungendosi col molinetto forma il fereggiano.
In un anno nessun intervento nessuna messa in sicurezza. Se piove cazzi di chi ci vive sotto.In piu' nessuno ha fermato la costruzione dell'ennesimo parcheggione in area esondabile, tre piani di cemento e un muraglione di contenimento che restringono l'alveo e son pronti ad allagarsi alla prima forte pioggia.
Scendendo da via fontanarossa, via daneo, via pinetti, si puo notare una costante: il lato a monte delle strade e totalmente impermeabilizzato. Una continua sequenza di muri e muraglioni, alcuni vecchi, alcuni recentemente autorizzati, alcuni in via di completamento. Le decine forse centinaia di caditoie non fanno passare acqua, sono cosi asciutte che in alcune ho potuto vedere e fotografare le ragnatele. Dove va l acqua? A chi tocca controllare la stabilita di quei muraglioni gonfi d'acqua piovana non scaricata? Perchè non è stato mai fatto? Si possono continuare a dare autorizzazioni a costruirne altri o a confermarle dopo l' alluvione anche dove si restringe l alveo?
Si lo si e' fatto e si continua a fare.
Via molinetto e una stretta e tortuosa creuza che e' stata recentemente ( pochi anni fa ) asfaltata e contornata da un muretto in cemento che impedisce all acqua di cadere nel rio ma che la trasforma in un vorticoso torrentello che ad alta velocita travolge tutto quello che trova. Da notare che durante l' alluvione nessuna delle case costruite sul rio molinetto come sul rio finocchiara ha subito danni. Quelli sono venuti dalle due creuze asfaltate e incamiciate dal cemento e dall' acqua caduta dall' alto in forma di cascata a causa delle soprastanti strade collinari asfaltate cementate e che hanno tagliato e impermebealizzato gli alvei dei rivi preesistenti. Tutto ovviamente autorizzato e costruito e verificato dalle autorita competenti ( seppure in deroga da qualsivoglia cultura idraulica in europa e nel mondo).
Tutti i ponti hanno mirabilmente resistito, anche quello medioevale all'inizio unico accesso per pedoni, carri agricoli, moto e biciclette. Resistono da centinaia d' anni, sono stati un po grattati dalla piena. Nulla che un paio di buoni muratori non possano mettere a posto in un giorno di lavoro. E invece no. Le nostre autorita hanno immediatamente ricostruito il muretto in cemento non hanno tolto l'asfalto, hanno sbarrato il ponte medioevale obbligando i residenti a passare da una stretta scaletta. In piu stanno pensando di acquistare due magazzini per alcune decine migliaia di euro e al loro posto costruire una rampa in cemento e asfalto, strumento privilegiato per l' accesso alla valle con le auto. Stessa procedura gia' praticata in via finocchiara con annessi successivi parcheggi in alveo. Stessi danni prevedibili.
Da li incomincia il vero e proprio fereggiamo. Nel tratto che scorre parallelo a via daneo il letto del torrente è stato spianato, le tonellate di terra e pietre venute giù dal monte non sono state portate via ma semplicemente spianate. Il risultato è che ora il letto del fereggiano è più alto di circa un metro e le case sul rivo che non sono state toccate dalla piena adesso sono ad alto rischio inondazione. Anche questa è una scelta idraulica opinabile, autorizzata e gestita dai nostri amministratori e dai tecnici.
Arrivati in fondo si arriva a largo merlo. In questa piazza è stato deciso ( a memoria ci pare nel 2010 ) di prolungare verso monte la copertura del rio. La scelta di per se opinabile visto che la copertura ha avuto fino ad ora l'unico utilizzo come parcheggio ha anche comportato una scelta schizofrenica degli autorizzatori ( ovviamente in deroga ). Mente nella parte alta , verso via pinetti l'apertura prevista permetterebbe il pasaggio del nilo , dell'orinoco e del gange in piena, sembrerebbe che nessuno abbia fatto i conti e all'uscita verso via fereggiano l'apertura era ed è restata molto più piccola e per giunta angolata di circa novanta gradi. L'angolatura è determinata dalla presenza in alveo di un palazzone ( più grande di quello di via giotto per intenderci, in altezza e cubatura ) e che a differenza di via giotto ha sotto di se un bel garagione completamente in alveo e completamente interferente con il deflusso delle acque in fase di piena. Non è indifferente che , pur regolarmente allagato da ogni piena succedutasi continua a funzionare e a godere di tutte le autorizzazioni. Nessuno ha pensato minimamente in condizioni di somma urgenza di togliere quel tappo e allargare l'uscita per l'acqua proveniente dalla tombinatura di largo merlo, che piu' lunga e piu' corposa arriva in velocità e non potendosi sfogare va in pressione ed esplode con effetto champagne in modo che l'acqua arriva ad invadere la strada molto prima e con molta più potenza.
Ad aiutare in meglio il processo hanno provveduto i nostri amministratori e i nostri tecnici che hanno provveduto a ricostruire , forse un poco piu' alto il muro di cemento distrutto dalla piena del 2011. Un muro, non una ringhiera. Nessuna caditoia, tutto pronto per un replay ( sperando senza morti ) alla prossima alluvione. Di metterci una ringhiera non si parla. Questa è si o no la valle del cemento? E cemento sia.
La parte migliore pero' deve ancora venire. Finalmente si arriva alla zona delle brignoline. La piu' pericolosa, quella dove ci sono sempre stati danni, quella dove sono partite le ondate d'acqua che hanno fatto i morti. Questa zona è sovrastata 50 metri sopra da un gruppo di palazzoni che continuano a premere con la loro voluminosa e pesantissima carica di cemento sul terreno sottostante riempiendolo di crepe. A fianco di quei palazzoni scorre un rio intubato ( che detto per inciso non e' previsto venga accolto nello scolmatore cosi' come gli altri rivi piu' o meno intubati che scendono dall'area della madonna del monte e pianderlino). Quella tubatura , di per se già insufficiente, dovrebbe anche raccogliere tutta l'acqua che cadendo dall'alto su un vasto fronte è impedita a scendere a valle dalla impermeabilizzazione determinata dai palazzoni e quindi si arrangia , scorre in superfice , aumenta di volumi e potenza , si infila delle crepe e determina regolarmente frane che cadendo a valle ostruiscono in tutto o in parte la bocca della copertura verso l'asta finale del fereggiano con tutti i guai facilmente prevedibili.
Ma la cosa più incredibile è che le nostre autorità pensando di risolvere ( come al solito col cemento ) la questione hanno deciso di costruire l'ennesimo muraglione di inutile contenimento della valle e hanno autorizzato la costruzione proprio nel periodo in cui l'allerta alluvioni è massima in quel tratto di torrente. Ma non finisce qui. Con fine intelligenza idraulica hanno piantato in mezzo al torrente una grossa benna che ostruisce il deflusso riducendolo a meno di un metro in larghezza e un metro e mezzo in altezza. La benna era li anche al momento della recente allerta 2 ed è stata tolta il sabato pomeriggio a forza di proteste dei residenti, se no per le nostre autorità sarebbe rimasta li fino a lunedi, per loro in piena sicurezza.
Per permettere di salire e scendere sul rivo alla benna e ai veicoli di servizio è stata costruita una discesona di pietre e terra dentro l'alveo, è stato anche messo un po' di cemento in alveo ( per non infangare le ruote ) e una corposa base in terra per sostenere la benna. Parliamo di tonnellate di terra pressata immessa dentro l'alveo del rio. Inutile dire che dopo l'allerta buona parte di quella terra non c'è piu', sara' nel bisagno o in mare ma al momento sbagliato era li con tutte le autorizzazioni del caso perchè per costruire quel muro non è stata prevista alcuna procedura di sicurezza che garantisse un rapido spostamento in caso di piena e la non immissione di altre tonellate di terra e pietre ( e cemento ) in alveo.
Appunto conclusivo: da nessuno dei tubi che sporgono dalla parte del muro già costruita è uscita una goccia d'acqua, le caditoie sono gia' ostruite appena costruite con buona pace della sicurezza idraulica , della capacità di quel muro di sostenere gli impatti previsti.
Ecco, abbiamo illustrato alcuni problemi per noi evidenti ed urgenti su cui intervenire subito per evitare nuove tragedie. Elementi che in tutta evidenza non sono ne priorità, ne pratiche previste dai nostri amministratori. In sostanza una situazione incancrenita che è destinata ad incancrenita di più nel prossimo futuro con amministratori e tecnici impegnati a fare marketing per uno scolmatore lungo o breve che impegnerà tutte le risorse disponibili senza risolvere nessuno dei problemi realmente presenti in valle.
Perchè è ovvio, le grandi opere ( in questo caso idrauliche ) servono per le grandi aziende , i progettisti, i consulenti, i politici che tagliano nastri, i magistrati che ( è il caso delle recenti vicende dell'asta finale del Bisagno che oltre a non servire a mettere in sicurezza il torrente e ad essere stata progettata male con un tubo piu' largo che si innesta in uno piu' stretto ) si devono occupare loro malgrado di limitare i danni e perseguire i vari soggetti attori di una commedia-tragedia gia' scritta.
Ma una cosa è certa non è vero che non ci sono i soldi. Solo che si spendono con altre priorità che niente hanno a che vedere con la sicurezza delle persone e del territorio dove vivono.
Andrea Agostini
Presidente Circolo Nuova Ecologia Legambiente Genova
L argomento era il dissesto idrogeologico e cosa ha fatto ed intende fare l' amministrazione. Quel che segue e' quello che avremmo detto se ci avessero lasciato parlare.
Per noi del circolo nuova ecologia di legambiente genova il problema del dissesto idrogeologico e un combinato di ingordigia speculativa, cultura del territorio inesistente a livello amministrativo,cultura tecnica restata al paleolitico unita a una notevolissima presunzione da parte dei tecnici in ruolo apicale nelle amministrazioni, spreco di risorse economiche e umane che urlano vendetta.
Che si parli dello sturla, del bisagno, del branega o del molinasso il discorso e' lo stesso, gli stessi i risultati, identici, una volta per uno tocca a tutti. Disastri, danni economici, feriti e anche morti.
Per cercare di semplificare il discorso parlero' del fereggiano.
In questa area l'idea risolutiva che va per la maggiore e quella dello scolmatore/deviatore/
Ancora una volta e' il marketing che domina. Al gioco delle figurine panini chi se la spara piu grossa e conquista la figurina di pizzaballe vince.
Ma qui perdiamo sempre noi ciitadini. Vincono progettisti grandi imprese non genovesi e politici che di nastro in nastro tagliato restano inamovibili sulle loro poltrone. E ovviamente spendendo tutti i soldi nell'ennesima grande opera a favore dei privati. Per tutto il resto non rimane una lira e per i 10 o 15 anni che ci vorrebbero ai cittadini restano i fischietti dei vigili e i salvagente della protezione civile.
E nel frattempo impermeabilizzazioni, costruzioni in deroga, muri di cemento e asfalto vanno avanti. In altra sede abbiamo detto che il problema del fereggiano e urbanistico non idraulico. Quello idraulico, pur corposamente presente e' la scusa per coprire un sistematico e continuo abbandono dei cittadini al loro destino.
Il fereggiano e' una lunga e stretta valle che si estende accompagnata da 4 strade: via fereggiano, via pinetti, via daneo, via fontanarossa e tre piazze largo merlo, piazza pedegoli, piazza della chiesa di quezzi.
Il primo elemento che salta agli occhi e che c' e' una sola strada... In caso di un incendio, smottamento, terremoti o altro non esistono vie di fuga, le molte migliaia di abitanti non potrebbero allontanarsi e non potrebbero essere raggiunti dai mezzi di soccorso. Non e in progetto, meno che meno finanziata, una viabilita alternativa.
In un area dove sono ammassate circa 12.000 persone e 12-1500 auto non c' e' un parco, un impianto sportivo, non c e un centro pubblico per i servizi alle persone, non c' e' un locale pubblico per attivita' culturali e sociali nel quartiere.
Le tre piazze di cui sopra sono o luoghi di attraversamento del traffico o parcheggi, spazi congestionati e non liberi. I bambini che giocano all' aperto lo fanno sul rio insieme ai topi e agli spurghi fognari. Nessuno ha la benche' minima intenzione di intervenire. I soldi se mai arriveranno andranno per lo scolmatore.
Ma la cultura paleolitica del territorio continua ancor oggi a procedere nell'interesse privato e contro quello pubblico.
Esempi facilmenti documentabili:
In alto nella zona di pian dei ratti e' stata autorizzata l' asfaltatura di una strada in area sic. Denunciata la cosa nessun intervento.
Un signore proprietario di un rustico abbandonato ha scavato con una benna una strada sterrata per raggiungere la sua proprietà per ora diroccata . Dice che glielo ha chiesto la regione. Il tutto nei giorni dell allerta meteo e con tutta la terra smossa lasciata li. Nessuno e intervenuto la terra e' scesa a valle sospinta dai temporali.
Un po' piu' in la ci sono i laghetti del rio molinetto ( che piu avanti confluira' a formare il fereggiano). L alluvione dell' anno scorso ha distrutto la loro conformazione originaria, molti massi sono precipitati e hanno trascinato con se alberi e arbusti. I massi son li che pencolano, nessuno e intervenuto per rimuoverli e mettere l'area in sicurezza anche per evitare che finiscano sulle case sottostanti e per recuperare il corso del rio ora ostruito. Sempre in alto c' e' l area della ex cava Pesenti. Qualche decennio fa ci fu un intervento di messa in sicurezza nel corso del quale si creo' un invaso per raccogliere l'acqua piovana con una galleria che garantiva il deflusso in valle sturla in piena sicurezza. I conti pero' erano sbagliati e mai aggiornati. Risultato: nel 2011 a seguito dell alluvione l' invaso non riuscendo a scaricarsi nel tunnel esistente e' esondato e volumi consistenti d acqua sono precipitati con grande velocita e forza dirompente (vista la fortissima pendenza) sul corso del rio finocchiara che in basso, congiungendosi col molinetto forma il fereggiano.
In un anno nessun intervento nessuna messa in sicurezza. Se piove cazzi di chi ci vive sotto.In piu' nessuno ha fermato la costruzione dell'ennesimo parcheggione in area esondabile, tre piani di cemento e un muraglione di contenimento che restringono l'alveo e son pronti ad allagarsi alla prima forte pioggia.
Scendendo da via fontanarossa, via daneo, via pinetti, si puo notare una costante: il lato a monte delle strade e totalmente impermeabilizzato. Una continua sequenza di muri e muraglioni, alcuni vecchi, alcuni recentemente autorizzati, alcuni in via di completamento. Le decine forse centinaia di caditoie non fanno passare acqua, sono cosi asciutte che in alcune ho potuto vedere e fotografare le ragnatele. Dove va l acqua? A chi tocca controllare la stabilita di quei muraglioni gonfi d'acqua piovana non scaricata? Perchè non è stato mai fatto? Si possono continuare a dare autorizzazioni a costruirne altri o a confermarle dopo l' alluvione anche dove si restringe l alveo?
Si lo si e' fatto e si continua a fare.
Via molinetto e una stretta e tortuosa creuza che e' stata recentemente ( pochi anni fa ) asfaltata e contornata da un muretto in cemento che impedisce all acqua di cadere nel rio ma che la trasforma in un vorticoso torrentello che ad alta velocita travolge tutto quello che trova. Da notare che durante l' alluvione nessuna delle case costruite sul rio molinetto come sul rio finocchiara ha subito danni. Quelli sono venuti dalle due creuze asfaltate e incamiciate dal cemento e dall' acqua caduta dall' alto in forma di cascata a causa delle soprastanti strade collinari asfaltate cementate e che hanno tagliato e impermebealizzato gli alvei dei rivi preesistenti. Tutto ovviamente autorizzato e costruito e verificato dalle autorita competenti ( seppure in deroga da qualsivoglia cultura idraulica in europa e nel mondo).
Tutti i ponti hanno mirabilmente resistito, anche quello medioevale all'inizio unico accesso per pedoni, carri agricoli, moto e biciclette. Resistono da centinaia d' anni, sono stati un po grattati dalla piena. Nulla che un paio di buoni muratori non possano mettere a posto in un giorno di lavoro. E invece no. Le nostre autorita hanno immediatamente ricostruito il muretto in cemento non hanno tolto l'asfalto, hanno sbarrato il ponte medioevale obbligando i residenti a passare da una stretta scaletta. In piu stanno pensando di acquistare due magazzini per alcune decine migliaia di euro e al loro posto costruire una rampa in cemento e asfalto, strumento privilegiato per l' accesso alla valle con le auto. Stessa procedura gia' praticata in via finocchiara con annessi successivi parcheggi in alveo. Stessi danni prevedibili.
Da li incomincia il vero e proprio fereggiamo. Nel tratto che scorre parallelo a via daneo il letto del torrente è stato spianato, le tonellate di terra e pietre venute giù dal monte non sono state portate via ma semplicemente spianate. Il risultato è che ora il letto del fereggiano è più alto di circa un metro e le case sul rivo che non sono state toccate dalla piena adesso sono ad alto rischio inondazione. Anche questa è una scelta idraulica opinabile, autorizzata e gestita dai nostri amministratori e dai tecnici.
Arrivati in fondo si arriva a largo merlo. In questa piazza è stato deciso ( a memoria ci pare nel 2010 ) di prolungare verso monte la copertura del rio. La scelta di per se opinabile visto che la copertura ha avuto fino ad ora l'unico utilizzo come parcheggio ha anche comportato una scelta schizofrenica degli autorizzatori ( ovviamente in deroga ). Mente nella parte alta , verso via pinetti l'apertura prevista permetterebbe il pasaggio del nilo , dell'orinoco e del gange in piena, sembrerebbe che nessuno abbia fatto i conti e all'uscita verso via fereggiano l'apertura era ed è restata molto più piccola e per giunta angolata di circa novanta gradi. L'angolatura è determinata dalla presenza in alveo di un palazzone ( più grande di quello di via giotto per intenderci, in altezza e cubatura ) e che a differenza di via giotto ha sotto di se un bel garagione completamente in alveo e completamente interferente con il deflusso delle acque in fase di piena. Non è indifferente che , pur regolarmente allagato da ogni piena succedutasi continua a funzionare e a godere di tutte le autorizzazioni. Nessuno ha pensato minimamente in condizioni di somma urgenza di togliere quel tappo e allargare l'uscita per l'acqua proveniente dalla tombinatura di largo merlo, che piu' lunga e piu' corposa arriva in velocità e non potendosi sfogare va in pressione ed esplode con effetto champagne in modo che l'acqua arriva ad invadere la strada molto prima e con molta più potenza.
Ad aiutare in meglio il processo hanno provveduto i nostri amministratori e i nostri tecnici che hanno provveduto a ricostruire , forse un poco piu' alto il muro di cemento distrutto dalla piena del 2011. Un muro, non una ringhiera. Nessuna caditoia, tutto pronto per un replay ( sperando senza morti ) alla prossima alluvione. Di metterci una ringhiera non si parla. Questa è si o no la valle del cemento? E cemento sia.
La parte migliore pero' deve ancora venire. Finalmente si arriva alla zona delle brignoline. La piu' pericolosa, quella dove ci sono sempre stati danni, quella dove sono partite le ondate d'acqua che hanno fatto i morti. Questa zona è sovrastata 50 metri sopra da un gruppo di palazzoni che continuano a premere con la loro voluminosa e pesantissima carica di cemento sul terreno sottostante riempiendolo di crepe. A fianco di quei palazzoni scorre un rio intubato ( che detto per inciso non e' previsto venga accolto nello scolmatore cosi' come gli altri rivi piu' o meno intubati che scendono dall'area della madonna del monte e pianderlino). Quella tubatura , di per se già insufficiente, dovrebbe anche raccogliere tutta l'acqua che cadendo dall'alto su un vasto fronte è impedita a scendere a valle dalla impermeabilizzazione determinata dai palazzoni e quindi si arrangia , scorre in superfice , aumenta di volumi e potenza , si infila delle crepe e determina regolarmente frane che cadendo a valle ostruiscono in tutto o in parte la bocca della copertura verso l'asta finale del fereggiano con tutti i guai facilmente prevedibili.
Ma la cosa più incredibile è che le nostre autorità pensando di risolvere ( come al solito col cemento ) la questione hanno deciso di costruire l'ennesimo muraglione di inutile contenimento della valle e hanno autorizzato la costruzione proprio nel periodo in cui l'allerta alluvioni è massima in quel tratto di torrente. Ma non finisce qui. Con fine intelligenza idraulica hanno piantato in mezzo al torrente una grossa benna che ostruisce il deflusso riducendolo a meno di un metro in larghezza e un metro e mezzo in altezza. La benna era li anche al momento della recente allerta 2 ed è stata tolta il sabato pomeriggio a forza di proteste dei residenti, se no per le nostre autorità sarebbe rimasta li fino a lunedi, per loro in piena sicurezza.
Per permettere di salire e scendere sul rivo alla benna e ai veicoli di servizio è stata costruita una discesona di pietre e terra dentro l'alveo, è stato anche messo un po' di cemento in alveo ( per non infangare le ruote ) e una corposa base in terra per sostenere la benna. Parliamo di tonnellate di terra pressata immessa dentro l'alveo del rio. Inutile dire che dopo l'allerta buona parte di quella terra non c'è piu', sara' nel bisagno o in mare ma al momento sbagliato era li con tutte le autorizzazioni del caso perchè per costruire quel muro non è stata prevista alcuna procedura di sicurezza che garantisse un rapido spostamento in caso di piena e la non immissione di altre tonellate di terra e pietre ( e cemento ) in alveo.
Appunto conclusivo: da nessuno dei tubi che sporgono dalla parte del muro già costruita è uscita una goccia d'acqua, le caditoie sono gia' ostruite appena costruite con buona pace della sicurezza idraulica , della capacità di quel muro di sostenere gli impatti previsti.
Ecco, abbiamo illustrato alcuni problemi per noi evidenti ed urgenti su cui intervenire subito per evitare nuove tragedie. Elementi che in tutta evidenza non sono ne priorità, ne pratiche previste dai nostri amministratori. In sostanza una situazione incancrenita che è destinata ad incancrenita di più nel prossimo futuro con amministratori e tecnici impegnati a fare marketing per uno scolmatore lungo o breve che impegnerà tutte le risorse disponibili senza risolvere nessuno dei problemi realmente presenti in valle.
Perchè è ovvio, le grandi opere ( in questo caso idrauliche ) servono per le grandi aziende , i progettisti, i consulenti, i politici che tagliano nastri, i magistrati che ( è il caso delle recenti vicende dell'asta finale del Bisagno che oltre a non servire a mettere in sicurezza il torrente e ad essere stata progettata male con un tubo piu' largo che si innesta in uno piu' stretto ) si devono occupare loro malgrado di limitare i danni e perseguire i vari soggetti attori di una commedia-tragedia gia' scritta.
Ma una cosa è certa non è vero che non ci sono i soldi. Solo che si spendono con altre priorità che niente hanno a che vedere con la sicurezza delle persone e del territorio dove vivono.
Andrea Agostini
Presidente Circolo Nuova Ecologia Legambiente Genova
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