Gentile Amministratore. Delegato,
Signori dell'Istituto,
A proposito della contesa dialettica in atto.
Vi sarete resi conto di come lo stop all'iter e la ripresa della discussione sull'iniziativa da parte Vostra di avviare un Progetto per un mega-silos parzialmente interrato che andrebbe a sbancare il piede scosceso della collina sia più che giustificato all'emergere di un argomentato dissenso e a molteplici e diffuse perplessità.
Da parte mia (delegato di PRC/FdS) la contrarietà a qualunque ulteriore sbancamento è stata espressa da subito, così come da parte Vostra la certezza di non essere Voi ad aver dissodato ed edificato l'intera collina in maniera dissennata, anzi sostenete giustamente che l'Istituto è una vittima di questo malcostume urbanistico, quella bella foto inizio 900 che spesso presentate rende giustizia ad un edificio storico e bello in un contesto purtroppo oggi derubato delle sue peculiarità.
Ma allora, mi permetto di chiederVi, perchè mai vi ostinate a voler contribuire a questo scempio che ha devastato i Vostri luoghi natii? perchè dare l'ennesimo colpo all'equilibrio drasticamente compromesso del territorio che Vi da ragione d'esistere e Vi ospita? Ho la presunzione di pensare che dovreste forse esser Voi il portabandiera di una progettazione di risanamento, di diradamento più che di edificazione; sarebbe forse il Vostro interesse ambire al recupero di spazio e di respiro ambientale, come ad una dimensione ideale dove poter ancora perseguire gli obbiettivi che l'Istituto si pone.
La contingenza economica magari pretende soluzioni poco mediate ci pare di capire, e Voi ribadite che di contingenza si tratta, ricordando la natura no-profit della Fondazione. E questo Vi impedisce di cambiare rotta e risponder di no a costruttori e Banche, forse.
Con infinita modestia suggeriamo la possibilità di riporre le priorità nell'ordine gerarchico per cui l'emergenza si pianifica con prospettive differenti, in orizzonti più ampi, mantenendo fede alla "mission" fondante, e ai nostri giorni a permetterne la pratica si è costituita in Organismi funzionali la Finanza Etica.
Allora reperire risorse potrebbe coincidere con investirne nel futuro,
rendere certo e univoco il valore delle aree verdi di cui è circondato l'Istituto, cioè davvero "valorizzarle", magari cominciando a chiederne i vincoli agricoli, che ne permettano la trasformazione in una moderna fattoria-scuola, dove magari si potrebbe gestire il lavoro per piccole produzioni di pregio (lì vicino in un paio di serre esiste il basilico dop "del Monte") e operare in una agricoltura cittadina e di nicchia in sinergia con le metodologie educative dell'Istituto, che si porrebbe pilota in una moderna concezione di educazione ambientale urbana, che allora in pochi anni avrebbe conservato un patrimonio verde e trasformato quelle aree in un "valore aggiunto" di strategica importanza a livello educativo, mediatico, economico, e credo alla fine anche immobiliare. Tutto questo magari con l'ausilio delle Istituzioni e la collaborazione degli Abitanti.
Questo è solo un'ipotesi, un esempio per ribadire che le soluzioni esistono, a saperle cercare.
Sarebbe però necessario avere il coraggio, anche imprenditoriale, di scommettere sul futuro di un Territorio, e la consapevolezza di avere un domani possibile, e la saggezza di non voler contribuire invece a dismettere ogni aspettativa.
Certo l'intervento da Voi previsto è (forse) la via più rapida per recuperare capitale, pochi maledetti e subito, ma immagino che vi rendiate sicuramente conto di quanto i primi due aggettivi rischino di diventare particolarmente calzanti alla situazione; così come credo siate certamente coscienti che altre strade per ottenere lo stesso risultato sono realisticamente praticabili, abbandonando da parte Vostra le velleità immobiliari e i costruttori voraci, dimostrando assennata lungimiranza.
A Genova abbiamo da sempre di fronte il mare, invece di bloccarci qui ci ha permesso di conoscere il mondo intero.
giuseppe pittaluga