Quando l'insofferenza alla critica provoca degli "sciuppun de futta".
Doveva essere un Consiglio "balneare", di fine luglio, in cui non si ci aspettava nessuna sorpresa, in quel del Municipio bassa ValBisagno.
Così, serenamente, dopo aver contrastato invano, attraverso il mio voto, il funesto PUC genovese, mi apprestavo a votar invece a favore della normativa comunale sugli "orti urbani", argomento da tempo caro a noi e ai cittadini.
Per motivare le ragioni del mio voto come si usa fare mi apprestavo ad un breve intervento in Aula, così come è diritto/dovere di ogni Consigliere, nel quale anteponevo una considerazione utile, secondo me, a sostenere la validità di una scelta, percepita dagli Abitanti come positiva anche xchè sì tanto attesa.
Per questo l'incipit del discorso era una frase che sottolineava il ben accolto cambio di rotta da parte dell Amministrazione di prossimità.
" ...non nascondiamo soddisfazione x questa nuova normativa, giacchè un po è vero che raccogliamo il parere di cittadini considerati un po ribelli, visti come parte del dissenso, ed magari proprio x questo che sino a pochi mesi fa si lamentava una malcelata insofferenza, quasi un fastidio, della politica locale verso queste tematiche considerate forse allora come poco prioritarie ..."
Riferendomi ad un gruppo di persone che un anno prima aveva avuto un diniego "un po brusco" dallo stesso Presidente su una richiesta di info a tal proposito.
A questo punto del intervento, cioè all'inizio proprio, il Presidente di Consiglio, Ferrante, s'alza in piedi e col microfono in mano mi intima di tacere, e di sospendere il mio intervento, urlando che io starei, a suo dire, insultando le Istituzioni, che questa non è la sede x i comizi, che devo rivolgermi altrove a dire le mie ... non ricordo l'aggettivo.
Allorchè ho provato a spiegare, con tono quieto, che se mi avesse lasciato continuare avrebbe forse capito quello che stavo dicendo, quando il Presidente è "andato oltre" e mi ha espulso dall'Aula, minacciando di fare intervenire la forza pubblica qualora mi fossi rifiutato di andarmene.
Il tutto accadeva mentre io ero tranquillamente seduto al mio posto, l'intero Consiglio era atterrito ed il Presidente ormai fuori disè, urlava quello che il suo "intuito" gli aveva erroneamente suggerito...
Cioè si era convinto che io stessi per accusare la sua persona per non aver concesso una aiuola, da accudire, ad un noto Comitato Popolare, già stigmatizzato in altre occasioni dallo stesso Presidente.
Così, realizzando l'intera pantomima su un costrutto inesistente, mi ha accusato di antipolitica, di ignoranza, di incompetenza, tracimando nel personale come è suo stile.
Ma questo non lo troverò nei verbali, mi sa.
Nel corso del suo delirio avvertivo, con tatto e benevolenza, il Presidente che io non avrei lasciato il posto, assegnatomi non da lui ma dagli elettori, di mia sponte e che consideravo illegittimo il suo diktat.
A dimostrare l'assoluta prevaricazione anche rispetto a tutto il Consiglio riunito e l'arroganza che ne distingue la gestione politica, il presidente rapidamente ha chiamato e chiesto alla Polizia Municipale di intervenire ed allontanarmi a forza. Impedendomi così anche di votare il provvedimento.
Non ultimo il particolare di quando, al loro arrivo, i Vigili si son trovati in Aula un signore paonazzo e agitato che urlava verso un altro, rispettosamente seduto al suo posto, e increduli hanno dovuto allontanare il secondo.
Ovviamente senza resistenza alcuna da parte mia, un po perche non ho piu l'età, ma anche e soprattutto xche non potrei certo prendermela con due lavoratori del Comune, con i quali ci siamo cordialmente salutati appena usciti dal Aula.
Questi i fatti, come si sono svolti cronologicamente.
Un fatto, incontestabile, è che l'intero Consiglio, circa una ventina di Consiglieri presenti, non ha fiatato, non è riuscito neanche a chiedere spiegazioni, ad ottenere una pausa ed un incontro tra i capogruppo, a reagire in alcun modo, semplicemente soppraffatto dagli eventi resi surreali dalla arbitraria, personalistica e uterina gestione dell'Assemblea da parte del Presidente di Municipio, assolutamente inadeguato al ruolo di garante del pluralismo che dovrebbe ricoprire.
(Il che mi fa anche dubitare della "scuola dirigenti PD", evidentemente sono a corto di "quadri" un minimo presentabili)
In realtà l'unica iniziativa di reazione a si tanta arroganza sarebbe quella di censurare pubblicamente la decisione arbitraria presa dal Presidente, come palesemente antidemocratica e ai limiti della legalità, tanto da essere lesiva delle Istituzioni e del diritto all agibilità politica ad esse, discriminando di fatto la partecipazione di parte della Cittadinanza.
Quello messo in atto dal Presidente del Municipio3 dovrebbe essere un comportamento inaccettabile, da parte di chiunque si ritenga civile e democratico, dovrebbe essere stigmatizzato e condannato dalle Istituzioni stesse e da chi le rappresenta ai livelli che ne garantiscono la Sovranità, perchè si ripristini un clima di civile e adeguato confronto Politico e Istituzionale all'interno del Municipio bassaValBisagno, messo pesantemente a rischio da tre anni di insofferenza alla critica da parte della stessa Presidenza, culminati in quest'ultimo ecclatante episodio.
ConsigliereGiuseppePittaluga
CapogruppoPRC/FdS
MunicipioBassaValBisagno
Comune di Genova
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