Intervista a Giuseppe Pittaluga
Di Giacomo Marchetti per “ControPiano” Rivista politica OnLine
Giuseppe Pittaluga è uno storico compagno e attivista della ValBisagno.
Ha scelto di candidarsi con Marika Cassimatis, la vincitrice delle “comunarie” per il Movimento 5 Stelle, non riconosciuta dallo staff pentastellato con cui ha ingaggiato una travagliata battaglia giudiziaria. La Cassimatis ha deciso di candidarsi sindaco con una lista civicache porta il suo nome, forte della partecipazione ad importanti battaglie condotte nel passato e delle sua spiccata sensibilit antifascista, nonché delle attenzioni per le questioni sociali con un riferimento costante alle tematiche originarie del Movimento.
Parallelamente alla frammentazione della rappresentanza politica nel campo dell’alternativa all’attuale quadro politico in città, si è assistito al proliferare di scelte politiche “individuali” senza che si fosse proceduto ad un vero e proprio confronto tra le forze dell’opposizione.
Hai scelto di candidarti con Marika Cassimatis,quali sono le motivazione di questa scelta e come pensi che si possa inserire questa decisione nella costruzione dellarappresentanza politica delle classi subalterne in città?
La Val Bisagno è soprattutto conosciuta fuori Genova per le vicende relative alle conseguenze delle ultime due alluvioni che si sono abbattute sul capoluogo ligure, volevamo chiederti quale è la situazione di questa porzione di territorio densamente popolata rispetto al dissesto idro-geologico e se e come sono cambiate le cose?
In questo territorio sono presenti importanti sedi delle aziendemunicipalizzate al centro di importanti lotte contro la privatizzazione: che peso hanno nella Val Bisagno e in che modo
influenzano la vita politica di quartiere?
Puoi descrivere l’esperienza che si sta sperimentando a Quezzi rispetto alla gestione dei profughi, quali sono state le criticità con il quartiere e cosa invece ha funzionato e può costituire un modello?
La questione delle “periferie” sembra essere almeno a livello retorico al centro del dibattito politico, ma nella realtà qual è la situazione attuale, la puoi descrivere sinteticamente dal tuo angolo visuale?
In che modo si può consumare una rottura con il centro-sinistra che ha governato storicamente la città partendo dal territorio in cui vivi e che peso hanno ancora le clientele e i terminali dell’asse di potere del PD?
Un ultima domanda: quale pensi debba essere il ruolo dei comunisti in questa fase, devono essere solamente interni alla costruzione di una rappresentanza “neo-populista”, o debbono anche ridefinire un proprio soggetto politico specifico e in che modo?
Giuseppe Pittaluga. Candidato consigliere comunale per la neonata Lista politica elettorale Lista Cassimatis. Come e perchè.
Una componente importante del originario M5s era la determinazione, espressa ad esempio nella lunga storia della ValSusa e del dissenso NoTav, dove l'unica opzione da considerare x cui condurre l'iniziativa era ed è l'opzione zero.
E su questo si è costruita la piu edificante esperienza di aggregazione, controllo e potere popolare dell'ultimo decennio.
Un NO di quelli che aiutano a crescere.
Ovviamente questo vale per tutto il movimento antagonista, nelle sue molteplici componenti, di cui una parte di M5s era integrante da subito.
Questa è stata una "formazione" politica autonoma che ci accomuna.
La determinazione a sostenere il conflitto. Capacità o intenzione che oggi non trovo nelle istanze nè nella dicussione che ha prodotto come risultato l'aggregazione delle forze ististuzionali rimaste a sinistra in città con le entità meno politicizate e piu attive nell'impegno civile e sociale organizzato.
In un disegno che prevede degli accordi di governance e colaborazione, sostenendo una sorta di male minore, senza mi pare fare i conti con un conflitto emergente, con contraddizioni che invece pretendono risposte nette.
Dal M5s genovese ne sono uscite due espressioni di dissenso interno, una è quella rapresentata dalla Lista Putti, che vede la sperimentazione di cui sopra. L'altra è rappresentata dal gruppo di "allontanati" dal diktat di Grillo, che si riferisce alla Cassimatis.
Nel tentativo di Marika Cassimatis di collocare il M5s genovese a "sinistra" e della conseguente Lista autonoma,ho incontrato di differente rispetto ad altri, queste due questioni: valutare come patrimonio comune le esperienze di partecipazione popolare vissute col Movimento, e la sensibilità politica di nonsottostare ad accordi o compromessi uscendo dal M5s, l'autonomia appunto della Lista.
Intravedo in questo la determinazione a sostenere il conflitto, se e quanto necessario.
E mi pare sia il collante ideale che servirebbe ad una organizzazione di opposizione, oggi.
Da qui la mia scelta di "candidarmi" per la Lista Cassimatis, cioè di contribuire con la mia formazione Socialista e libertaria a elaborare le intuizioni, cercando di incidere sulle tematiche portando un punto di vista "di classe", con i limiti e le difficoltà di entrare in un gruppo dove cmq l'estrazione sociale popolare facilita l'empatia ma dove ovviamente le modalità di analisi sono differenti.
Nel caso che qualcuno della ns Lista entrasse come Consigliere in Comune, lo sarebbe d'Opposizione, e il mio contributo è che una volta lì, si faccia l'unica cosa possibile in rappresentanza del dissenso popolare: si trasporti la rivendicazione nel Palazzo, si trascini il conflitto in Aula, e si faccia in modo di metter lorsignori all'angolo, il piu spesso possibile.
E come dicevo prima, ci vuole determinazione a sostenere a lungo un confronto duro, a non lasciare che le istanze vengano "ridotte" a merce di scambio, ricondotte al ottenimento di rendita politica nel teatrino istituzionale.
La mia esperienza istituzionale di questi 5 anni si è concentrata in ValBisagno. Un vero cimitero di "opzioni zero" mancate.
Territorio asservito storicamente a vari servizi ed a piccole industrie, la Media ValBisagno x anni è stata fortunatamente dimenticata, sino a che gli allocati pubblici e privati hanno smantellato lasciando aree dismesse a disposizione, un pò per tutti.
Recentemente la furia palazzinara si è rivolta a questi spazi, riempendoli e trasferendone il valore in tasche lontane e altrui, vuoi con edifici commerciali vuoi con tentativi di nuovi residenziali. Questo ovviamente senza riguardo alcuno per il dissesto idrogeologico, noncuranti dei danni milionari provocati dalle cicliche emergenze, eclatanti rimangono la costruzione di Bricomen in un rivo e il mega complesso di edifici sul torrente Geirato, oggi ancora in costruzione.
Quartieri messi in linea uno dopo l'altro, con la popolazione polverizzata in un ancora a tratti bucolico paesaggio, la ValBisagno ha due denominatori comuni; il fiume Bisagno e la tradizionale presenza di occupati, ed ex occupati, di AMT, amga, Amiu, e alcune Sedi di queste Aziende.
In questi anni sulla pelle degli abitanti è stato il fango ad essere il collante, grazie alle continue piene del fiume ed alluvioni, e questo ha portato a una consapevolezza diffusa e ha permesso la percezione del fiume stesso come filo d'unione e motivo di aggregrazione, di iniziativa politica, creando una coscienza critica comune su questa tematica.
La disgregazione del lavoro e la crisi di rappresentanza hanno forse impedito che il secondo fattore emergesse come determinante, pur essendo evidente ed evidenziato, ad esempio nella manifestazione autoconvocata in Valle per il Risanamento, nel 2015.
Nel contempo i luoghi di lavoro sono in via di ristrutturazione, privatizzazione, sprecando anche potenzialità di sviluppo sostenibile e competenze operaie.
Una dimensione in alcuni tratti quella della valBisagno più a monte, al dunque salvata proprio dalla sua marginalità, forse è riuscita a farne un limbo rincuorante, con i suoi circoli operai, le bocciofile e le associazioni sportive, i cacciatori, la mutua assistenza, i negozi locali le parrocchie, ora questa dimensione si sta lasciando trasformare in periferia, in luoghi di periferia e in mentalità di periferia. Essenzialmente in luoghi di solitudine, da cui allontanarsi, per andare al lavoro o a scuola, per andare a cercare cultura, per uscire alla sera. Per incontrare cose e persone da qui te ne devi andare, questa è periferia, devi andare in centro.
Quando si dice di collegare rapidamente da Struppa a Brignole con il TPL, è sacrosanto, ma sarebbe necessario permettere anche agli Abitanti di abitarlo il proprio territorio, oltre che tornarci x dormire e pagarci i servizi per la residenza.
Penso che solo l'iniziativa autonoma e autorganizzata di quest'ultimi possa recuperare e rinnovare l'aggregazione sociale in questi rebighi di valli genovesi, con un buon coordinamento tra queste, concentrandosi su piattaforme pur basiche ma unitarie, magari allora potrebbe esser utile trovare le sponde rappresentative nel Palazzo.
Queste allora avrebbero la massa critica x rivendicare in maniera incisiva, pur essendo minoranza.
Diversa la situazione in Bassa valBisagno, dove gli appetiti sono feroci.
E dove le condizioni urbanistiche sono al limite, con nessun drenaggio delle acque piovane, in colline densamente edificate, su strade d'accesso ai cantieri divenute Vie, com 80mila persone residenti, e a valle decine di punti GDO nei fondi degli edifici, oltre che sbancamenti x tonnellate di roccia sostituita da box seminterrati.
Il dramma che accompagna questi lembi di territorio è il dissesto idrogeologico, che provoca danni e vittime, ciclicamente.
Il Bisagno giunto a BorgoCrociati scontra l'arco delle ferrovie e di l' non passa. Non c'è verso, è troppo stretto, e la piena si allarga in tutta la piana facendo danni miliardari, da decenni. Questo ' il "filo rosso" che lega le due dimensioni della Valle, sino alla Foce.
In questo mandato l'Assess LLPP (Crivello) fa votare in ConsiglioComunale un Opera da 60 milioni di euro x "scolmare" il torrente Fereggiano (affluente del Bisagno), responsabile del disastro e delle sei vittime del 2011.
Di contro avrebbe potuto ottenere l'attuazione del Piano di Bacino, dal costo di 300milioni di euro, già stanziati completamente a carico del Governo, cioè una soluzione complessiva e organica delle problematiche per gran parte della valBisagno. Non lo hanno fatto. Con le sentite congraturazioni del allora Governo Letta.
Ad oggi, miniscolmatore in corso d'opera, piovesse come è piovuto, saremmo nelle stesse identiche condizioni. .
Il quartiere di Quezzi, sino a valle, è stato l'epicentro del disastro funesto piu recente, con l'esondazione del torrente come ultimo atto di un crollo e un'allagamento generalizzato in tutta l'area, appresso ad alcuni gg di piggia insistente, e sei vittime, annegate nella piena del torrente
Un quartiere iper edificato e fittamente abitato, con una sola strada di accesso senza sbocco al suo terminale in collina.
Storicamente "rifugio" ai margini ma accogliente x le diverse migrazioni nazionali, che a Genova hanno trovato locazione.
Una popolazione "svizzera" che riesce in una buona convivenza civile in situazioni davvero difficili, giacchè oltre 10.000 persone abitano quel km quadrato, se solo si uscisse di casa tutti assieme, anche a piedi, la strada non basterebbe.
La nuova immigrazione Africana e Orientale da tempo si è inserita negli spazi man mano lasciati liberi dai precedenti, rilevando anche attività commerciali in loco, e abitando privatamente diverse abitazioni, senza che in questi 10 anni si sia verificata intolleranza o fastidio esplicitato. Per assurdo, da noi in effetti anche un latitante o il tizio ai domiciliari potrebbero scendere al bar x un caffè, tanto è un valore la tolleranza genovese.
Parrebbe eser quello del'immigrazione l'ultimo dei problemi di un'area così compromessa. Invece.
Questo clima è stato messo in crisi recentemente, o meglio si è tentato strumentalmente di creare criticità di convivenza, per metterlo deliberatamente in crisi. Volano nebuloso del tentativo è stata l'arbitrarietà delle scelte Prefettizie sull'allocamento coatto di un gruppo modesto di Richiedenti Asilo, e complice del'operazione è l'imprenditore del TerzoSettore che si era aggiudicato l'appalto per l'accoglienza dei migranti, e che cercndo di evitare confronti e verifiche, hanno dato sponda alle istanze retrive e xenofobe di alcuni attivisti di destra,
L'assenza di informazioni, trasparenza e partecipazione tipiche dell'Amministrazione, hanno permesso che voci infondate ma terroristiche si diffondessero su questa iniziativa, tanto da aggregare un discreto numero di abitanti preoccupati della cosa, intorno a Lega e addirittura ForzaNuova, che cmq hanno militanti nel quartiere essendo la composizione di questo decisamente "di classe" ed essendo purtroppo loro inseriti da tempo negli strati popolari.
Solo la determinazione di alcuni compagni e compagne del quartiere ha permesso la conoscenza dell'intervento previsto nella sua reale e completa progettazione, abbiamo costretto imoprenditore e istituzioni ad incontrare ed esplicitare le intenzioni in Sede Istituzionale ed in confronto con i residenti piu critici. E non ultimo si sono aggregate e hanno reagito diverse componenti antifasciste, anche meno conflittuali, rimarcando quanto le forti criticità dei territori dimenticati vadano gestite in presa diretta da coloro che se le vivono, in primis, rivendicando trasversalmente l'esigenza che i servizi tornino alla regia pubblica e Comunale, considerata questa una tutela dalle prevaricazioni del businnes, sia pure "sociale".
Tanto è bastato a "rompere il giocattolo" dei neofascisti locali, almeno per ora, ma l'ignavia dell'Amministrazione ci riporterà presto la questione d'attualità.
In questo territorio ricco di potenzialità ed asfissiato dalle contraddizioni, la presenza e l'azione di gruppi xenofobi o fascisti sembra essere lo specchietto x allodole creato giusto x distrarre dagli obbiettivi del businnes, ben piu polposi di quel che sembra.
In tutta la bassa ValBisagno infatti insistono aree hard core, semi abbandonate o in trasformazione, come l'ex mercato ingrosso, area FFSS, metropolitane e tramvie.
Animali feriti sui quali i rapaci fan cerchi concentrici, il tutto ben collegato nella rete capillare di interessi delllo Status Quo.
Rete che appare salda e ben annodata, il potere viene esercitato con dovizia di emanazioni in ogni settore della vita comunitaria, economica e sociale del quartiere, ad ampio spettro riesce ad accontentare interessi personali e di categoria ottenendo consenso a interventi di varia natura, nonostante possano venire modificati gli assetti e gli equilibri, questa riesce a tenere al suo interno, modificando magari i referenti, i portatori delle istanze egoistiche a cui rispondere ed ottenerne l'appoggio aprioristico ai propri obbiettivi.
Un sistema, costruito sullo scheletro delle relazioni interne ed esterne delle Istituzioni Pubbliche, non ridurrei il tutto al clientelismo PD, nel senso che al Governo cittadino e locale il PD è attualmente il baricentro, ma le emanazioni aggressive del businnes consolidato in città, si rifarebbero senza grossi problemi a Bucci e alla sua cricca qual'ora si rivelassero affidabili, almeno quanto il PD, vedi in Regione...
Nel ottica liberale forse basterebbe un Amministrazione decisa e con altri referenti economici e finanziari, alternativi, a scomporre disordinatamente la compagine capeggiata dalla Curia, che domina gli affari cittadini da decenni asfissiandone le potenzialità.
In un ottica liberale.
L'impegno politico che ci riguarda come comunisti, invece, credo che debba contribuire a soluzioni di altra natura, almeno rispetto alle tematiche della rappresentanza istituzionale.
A mio vedere, individuando gli embrioni di una critica sociale radicale e costruttiva sarebbe opportuno oggi lavorare affinchè questi si sviluppino, sostenendo e collaborando, evidenziando e elaborando in comune i vari aspetti. Questo diffonderebbe la consapevolezza di quanto l'analisi di classe materialista sia necessaria, come del resto anche un Organizzazione, rendendo necessaria la creazione funzionale di un soggetto Politico che si andrà definendo (o ridefinendo).
Diversamente da esperienze passate, un' organizzazione con il mandato non per condurre o dirigere ma adatta a coordinare, nelle proprie autonome emanazioni, le Classi popolari. Che ne raccolga e rivendichi le istanze anche in Sede Istituzionale, con l'autorevolezza data dalla massa critica attiva sul territorio.
Napoli ad esempio, con l'Amministrazione DeMagistris, ha iniziato a risolvere i conflitti portandoli alla discussione e alla condivisione pubblica, lasciando entrare nel Palazzo ogni qualsivoglia istanza popolare, privilegiandone il punto di vista, impregnando anche in questo modo le mura delle Istituzioni, abbastanza da renderne poi difficile l'eventuale "disifestazione" reazionaria.
Tornando al inizio, per fare questo è necessario essere determinati a sostenere il conflitto, non certo averne timore o peggio ignorarlo, pena l'ennesimo colpevole buco nell'acqua.
Non pare che al momento ci siano molte possibilità di realizzare un fronte, considerando i gruppi d'interesse espressi nella contesa elettorale, se non appunto sostenerne gli elementi "avanzati", tramite l'impegno delle singole unità comuniste inserite all'interno di alcuni schieramenti emergenti, mantenendo cmq l'identità e l'autonomia necessaria ad una analisi e un passaggio sucessivo piu radicale.