e non pochi grassi interessi, dall'area mercato alla metropolitana, finanche bacini fluviali e opere abbastanza "grandi" da esser appetibili businnes, come lo scolmatore...

Il Decentramento sarebbe un'opportunità di partecipazione, pensare di arrivare all'idea di PortoAlegre magari è eccessivo ma pretendere di sapere e incidere sulle scelte che ci riguardano dovrebbe esser il minimo sindacale, credo.

venerdì 5 luglio 2013

Val Bisagno, ieri oggi domani

Qui in Val Bisagno, lasciata x sua fortuna un pò indietro rispetto allo sviluppo industriale della Città di Ponente e dove incontriamo le industrie e le attività lentamente dismesse, si riflette la rivendicazione di fondo sulle aree ex produttive: o creano produzione o tornano alla città, creando valore aggiunto all'esistente almeno. 
Ex mercato, ex boero, gli edifici dell'enel, cave cementifere, lo sono tutte.
Nella Val Bisagno si potrebbe oltre che rinnovare la produzione rurale in collina (diverse piccole aziende hanno resistito), incentivare l'insediamento di produzioni ad alta tecnologia, nel bio-medicale (una realtà già esiste) come nel piccolo-medio artigianato, o nelle produzioni di "tecnologia verdi", nelle aree ora liberate dai precedenti utilizzatori; così come investire nel rinnovamento della filiera dei rifiuti urbani e del trasporto pubblico, che vede già la presenza storica in valle dei dipendenti e delle strutture. 

Entrambi le prospettive sono certamente meno invasive dei capannoni commerciali tipo Valpolcevera e danno prospettive di lavoro qualificato e di sviluppo del territorio sostenibili e durature, supportate da una buona capacità di accoglienza e tolleranza di flussi nella valle che verrebbe ottimizzata dalla tranvia di collegamento con il centro città, a metro e treno.
Chiaramente l'Amministrazione si muove in direzione opposta: capannoni commerciali e stradone dritte a questi, tagliando fuori tutto il resto.

Così a Terralba, dove la peculiarità sta nel fatto che trenitalia rivendica la proprietà dell'area e il conseguenziale sfruttamento immobiliare-commerciale per fare profitti, di fatto alienandola dal contesto per cui ancora esiste.
Il Comune dovrebbe sentire il dovere allora di espropiare alla suddetta società il lotto non interessato direttamente all'attività ferroviaria per restituirla alla collettività, alla Città. I motivi sono molti, dall'abbandono della mission originale a cui era destinata, al problema del dissesto idrogeo e della fragilità dell'area stessa, alla necessità di creare opportunità di lavoro senza alimentare il degrado urbanistico. Il Comune riappropriatosi del territorio, potrebbe fare un bando europeo per insediare in loco Aziende ad alta tecnologia, aziende start-up, magari concedendo agevolazioni e mettendo vincoli ai volumi e alle altezze dei probabili edifici, offrendo di fatto all'industria bio-medicale e alle green-factory un sito centrale, ottimamente collegato e limitrofo al SMartino e alle facoltà Universitarie.

E' necessario ri-progettare e ri-pensare le scelte e la direzione intrapresa dal "blocco ottuso" dallo status quo che continua, nonostante l'illusione Doria, a governare con Chiesa, pseudo-imprenditori e Palazzinari vari, questa Città.
Serve un periodo di progettazione diffusa e partecipata, tra le persone, le associazioni e le Istituzioni, per arrivare velocemente ad un Progetto di Città, probabilmente allora realmente "smart" e condiviso.

giuseppe pittaluga
FdS/PRC
bassa ValBisagno

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