e non pochi grassi interessi, dall'area mercato alla metropolitana, finanche bacini fluviali e opere abbastanza "grandi" da esser appetibili businnes, come lo scolmatore...

Il Decentramento sarebbe un'opportunità di partecipazione, pensare di arrivare all'idea di PortoAlegre magari è eccessivo ma pretendere di sapere e incidere sulle scelte che ci riguardano dovrebbe esser il minimo sindacale, credo.

venerdì 30 dicembre 2016

SERVIZI SOCIALI: L'ACCOGLIENZA RICHIEDENTI ASILO.


RIPUBBLICIZZIAMO I SERVIZI CITTADINI.

SERVIZI SOCIALI:
L'ACCOGLIENZA RICHIEDENTI ASILO.

"Riportare la gestione del fenomeno dei Richiedenti Protezione, ed il governo delle pratiche relative, nella pianificazione d'intervento organica al sistema dei servizi sociali metropolitani, con un unica regia pubblica e trasparente, uscendo dalle logiche della continua emergenza e della delega a terzi."


Sino a che i numeri e il mandato stava, veniva inserito nei percorsi SPRAR (Servizio di Protez Richied. Asilo e Rifugiati), in accordo con UNHCR (Commiss. Eu Rifug.), coordinato dall'ANCI (Ass. Naz. Comuni d'Italia) nei singoli Comuni dove questi Uffici venivano e vengono utilizzati, le dinamiche anche importanti dell'immigrazione costretta da motivi impellenti, siano economici, sanitari o politici, venivano inquadrate e regolate in protocolli in progres ma abbastanza stabili da garantire un flusso e un inserimento piu o meno regolare delle persone accolte e coinvolte, nella vita sociale, nella formazione, nel lavoro. 
Lo SPRAR questo compito lo assolve e lo garantisce da anni, con diverse eccellenze in tutto il Paese.

Dopo le "primavere Arabe" i numeri e i percorsi dell'immigrazione si sono moltiplicati, ma invece di ottimizzare l'esperienza acquisita con il sistema già operativo e casomai allargarne il mandato alle nuove istanze e alle nuove proporzioni (cosa che è diventata improcrastinabile), si è deciso di operare in una eterna "emergenza", dove si confonde il dovere civile di soccorrere ed accogliere le persone, che avviene giocoforza in un momento di emergenza, con l'organizzazione che permette in seguito alle persone di almeno stabilizzare il loro "progetto" ,in un qualunque status regolare poi si collochino.

Questa seconda e imprescindibile fase non puo venire considerata una continua emergenza, come  sosteniamo, è evidentemente necessaria una pianificazione e una distribuzione adeguata del Servizio. Ciononostante il motivo fondamentale per cui si continua a scegliere una "via Prefettizia" all Accoglienza è proprio la percezione che la presenza di migliaia di "portatori di diritti" sul territorio sia un evento eccezzionale ed improvviso, da liquidare rapidamente: "siccome è un emergenza facciamo le cose dirette e sbrigative". 
Cioè le condizioni dell'Accoglienza sono determinate dallo Stato d'autorità, in base ad esigenze prettamente logistiche, tramite l'emanazione dello stesso: la Prefettura.
Il Prefetto infatti ha la responsabilità una volta avuto in carico la destinazione di un tot di Richiedenti Asilo, di trovarne locazione ed assistenza sul territorio di competenza, e ad oggi la risolve appaltandone direttamente la gestione ad Imprese sociali, Enti o Associazioni che ne abbiano i requisiti e ne facciano richiesta. 

Questo procura un clima di "mercato" e concorrenza, rispetto alla assegnazione di questo "servizio" al quale partecipano in molti, tutto il TerzoSettore, i vari privati, Parrocchie e Enti religiosi, Associazioni locali o di altre regioni, Centri di assistenza e Organizzazioni di volontariato, Pubbliche Assistenze. Nessuna mediazione è prevista nella trattativa con lo Stato, anche se "cuscinetti" come la delega di un Consigliere Comunale sul Tema si sono tentati, rispetto almeno alla distribuzione dei "campi" sul territorio Comunale.

Il risultato inevitabile è la destinazione frammentaria delle persone, decisa piu dalle contingenze spazio temporali del momento, che ad una assennata divisione e distribuzione dell'utenza, magari stabilita in base a parametri utili quali destino, provenienza, lingua, religione, parentele, unità delle famiglie; dati questi immediatamente disponibili all'arrivo in città dei Richiedenti, e che faciliterebbe le pratiche seguenti.

Inevitabile inoltre che venga polverizzato, in differenti metodologie di approccio e di gestione della quotidianità del Richiedente, il progresso del percorso, senza del resto avere su questo ne controllo ne verifica, vanificando l'efficenza di pratiche e protocolli nei vari passaggi di regolarizzazione, sanitaria, fiscale e legale, sino alla Commissione Territoriale. 
Differenziandone i percorsi e rendendo difformi le pratiche da caso a caso, da Centro a Centro, si prolunga inevitabilmente il tempo necessario sostenendo dei costi sproporzionati agli obbiettivi preposti. Si complica altresi tutto l'apparato preposto a sbrigare le pratiche personali dei Richiedenti, sia a livello sanitario che legale, impegnando Ospedali e Questure piu del necessario.

Questo per quel che riguarda gli aspetti della cura del percorso legale delle persone. 
E' uno dei frutti velenosi della Politica emergenziale, ma non l'unico.

Esiste poi la gestione del tempo e della cura esistenziale dei richiedenti, dalla minima formazione rispetto alla lingua, ai pasti, alla locazione e le utenze, ai controlli medici e alle attività minime. Allo stesso modo la polverizzazione tra molteplici gestioni e metodi differenti non si rivela una ricchezza pluralista bensì una complicazione ulteriore rispetto ad un minimo di pianificazione efficente per garantire a tutti eguali servizi ed eguale dignità. 
Le differenze di trattamento e di esito, di tempi e di dispense, mortificano le persone sottoposte a questa condizione coatta, e creano sacche di marginalità dovute alle deficenze occupazionali, aumentando la percezione diffusa e comune di abbandono delle persone al proprio destino.

Avendo anche in questo caso esigenze contingenti all'emergenza non si realizzano dei protocolli ufficiali, delle buone pratiche comuni, dei parametri di riferimento per una gestione uniforme e ottimale della quotidianità del Accoglienza.
Non lo si puo fare in una situazione di continua emergenza.


L'opportunità di superare questo blocco non solo mentale è data dalla possibilità dell'Ente Comunale di intervenire autorevolmente e porsi come passaggio sucessivo alla Prefettura, o meglio come destinatario del mandato d'Accoglienza, assumersi la responsabilità di governare gli eventi, la Autorevolezza della gestione del percorso sino alla Commissione Territoriale, e utilizzare a questo scopo le Cooperative di servizio presenti localmente, redistribuendo risorse sul territorio.

Questo potrebbe prevedere con una regia degli uffici Comunali, allora una metodologia di percorso magari sperimentale ed in progres, ma con una pianifiacazione uniforme che riduce tempi e costi rispetto al raggiungimento della qualità dell'intervento e degli obbiettivi. La certezza e la regolarità delle pratiche favorirebbe un sucessivo inserimento lavorativo e non, regolarizzando anche l'accesso al mercato del lavoro dei singoli.

Le "risorse" necessarie al Comune, per definire l'assetto e mantenerlo stabilizzandolo, diventando una sorta di investimento e non solo una spesa, sono già in carico alle Prefetture, che riconoscono per lo Stato, già ora, all'Ente la quota di mantenimento personale utile al caso.

Questa prospettiva modifica la natura del Servizio, non più un contenitore/dispenser a lungo termine, ma un turn over burocratico reso efficente nei tempi e regolarizzato nei costi, favorendo anche l'armonia con i contesti in cui queste esperienze d'Accoglienza vanno a innestarsi. 

L'Ente Comunale, rispetto al intervento di locazione, diverrebbe il referente per un passaggio cognitivo e di confronto con le Istituzioni di prossimità e le realtà locali, che ad oggi viene eluso, a garanzia di un agire adeguato, qual'ora possibile, con modalità opportune al contesto territoriale, ed una distribuzione piu congrua e equa sul Territorio, allora sì, xchè in sinergia con le potenzialità riscontrate, puo essere un intervento foriero di opportunità economiche e cognitive per tutti.

Questo tra l'altro è quello che chiedono spesso gli Abitanti che invece ad oggi "subiscono" e percepiscono come arbitrarie le decisioni di allocamento Richiedenti, prese dalla Prefettura (X*) e consegnate a volte a delle org. che non hanno altro obbiettivo che quello economico, essendo esterne ed estranee al territorio quanto i rifugiati stessi. 


Pare necessario intraprendere ed attuare una decisa svolta che abbia come prospettiva la riapropriazione dei Servizi Cittadini con un nuovo paradigma che ne permetta la gestione Collettiva, a partire dai Servizi Sociali ad arrivare all Acqua, all'Igene Pubblica, al Trasporto Urbano. 
L'efficenza e la sicurezza sono date dalla responsabilità comune, dalla condivisione degli obbiettivi, dalla trasparenza della gestione, in tutti i settori di pubblico interesse, quello che viene definito il "bene comune".

GiuseppePittaluga
CapogruppoPRCbassaValBisagno
....


( X* )

Ne è prova provata la metodologia messa in pratica dal PRC al Municipio3, nell'attualità delle Norme vigenti, quando ... 


Esattamente un anno fa, sul finire di dicembre 2015 alcune false notizie sull iniziativa presunta di deportare un numero imprecisato di Profughi in una vecchia struttura in quartiere a Quezzi, che poteva contenere un centinaio di persone, venivano messe in circolazione. 
Profittando evidentemente del "modus operandi" di certe Prefetture messo in evidenza dalle destre xenofobe e dalla stampa compiacente, la cosa veniva resa verosimile creando malumori e strumentalizzazioni e incrinando il clima di convivenza in un quartiere già complesso. 

Un minimo di indagine ci portò a conoscenza del progettato insediamento di una Struttura sociale, con diverse destinazioni: un residenziale per anziani, una "casa famiglia" per minori e un residenziale per  Richiedenti Asilo. In totale un 80ntina di posti letto, 24 di questi dedicati ai Rifugiati. Iniziativa a cura e a spese dell'Ass. CeisGe, azienda del TerzoSettore, legata al area Cattolica cittadina.

Essendo questo progetto comunque una realtà di servizio che si innesta in un equilibrio precario di un area abitativa popolosa e ricca di criticità, che contribuisce nel bene e nel male a modificarne gli assetti, abbiamo ritenuto che, come un altra attività imprenditoriale che desse un simile contributo, ciò dovesse  avvenire nella trasparenza e nella condivisione con la realtà locale, con gli Abitanti. 

Ci è sembrato allora opportuno richiamare, anche formalmente, l'imprenditore alla "responsabilità" sociale dell'Impresa, il dirigente ha ammesso pur tardivamente quanto fosse utile, anzi necessario il semplice percorso di trasparenza da noi individuato e richiesto.

Dopo aver diffuso in quartiere le reali condizioni del progetto sociale privato, e le informazioni relative ottenute, è stato necessario formalizzare nelle Sedi adeguate la conoscenza ed il confronto tra le parti  interessate alla realizzazione della struttura.
Da qui l'incontro voluto con forza da Rifondazione e messo in atto dal MunicipioBassaValBisagno, per dare l'opportunità all'Associazione Imprenditore, di venire in Sede istutuzionale a presentare il progetto e le sue finalità, con carte topografiche e convenzioni, in una Seduta aperta agli abitanti, dove Comitati e Cittadini hanno potuto esprimersi, dove anche le componenti Politiche hanno partecipato e dove tutte le perplessità e i dubbi sono stati pazientemente sciolti. 

Da lì in poi la Struttura ha potuto realizzarsi in armonia col contesto e gli Abitanti. 
Grazie al confronto da noi preteso, e diventato inevitabile per l'imprenditore del TerzoSettore. 
Abbiamo anche rilevato quanto questa iniziativa di partecipazione, o almeno diffusione, non venga richiesta ne agevolata abitualmente e pur essendo parziale ed non sufficente pare un unicum, ad oggi.

Il prezzo dell'Iniziativa Politica pagato dal Partito è stato un immediato accanimento nei nostri confronti da coloro che tentarono di strumentalizzare le false notizie, dapprima con minacce vaghe, poi circostanziate verso alcuni compagni, infine un tentativo di agguato notturno per fortuna fallito, ad un Consigliere del Partito. Il quartiere stesso, le realtà antifasciste piu vicine, e molti cittadini si sono rivoltati immediatamente contro questo degenerare squadristico, evidenziando quanto le istanze popolari anche dure non abbiano niente da spartire con la propaganda xenofoba di pochi estremisti.

Crediamo che in questo sparuto ma pericoloso "fronte" si siano ritrovati interessi differenti, sia di propaganda xenofoba che di impronta localistica meno politica, sponda magari di egoismi speculativi, ma soprattutto ci pare che emerga da questa esperienza di Resistenza quanto sia "semplice" rompergli il giocattolo, diradando la cappa di falsità e paura che diffondono: rendendo trasparente la Politica Amministrativa e le sua scelte, grazie ad un Controllo Popolare attivo.

Abbiamo, in questo frangente, individuato e sperimentato un metodo pratico e immediatamente realizzabile: ogni iniziativa di inserimento, apertura, locazione di Residenziali dedicate all'Accoglienza, dovrebbe confrontarsi in Sede Municipale in un Incontro Informativo e un confronto con le Componenti locali. Questo permetterebbe l'emergere delle criticità così come delle opportunità, in un dibattito collettivo, nell'ottica della sostenibilità e dell'inclusione.

Crediamo che questo sarebbe il modus operandi minimo a garanzia di trasparenza, se fosse semplicemente il Comune stesso a definirlo come "protocollo". 
Intanto.

GiuseppePittalugaCapogruppoPRCmunicip3



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