e non pochi grassi interessi, dall'area mercato alla metropolitana, finanche bacini fluviali e opere abbastanza "grandi" da esser appetibili businnes, come lo scolmatore...

Il Decentramento sarebbe un'opportunità di partecipazione, pensare di arrivare all'idea di PortoAlegre magari è eccessivo ma pretendere di sapere e incidere sulle scelte che ci riguardano dovrebbe esser il minimo sindacale, credo.

domenica 31 gennaio 2016

Finiti i pochi argomenti, passano alle minacce.



Intimidazioni fasciste a Genova, è ora di reagire!


Nei giorni scorsi il nostro compagno e Consigliere di Municipio della Bassa Valbisagno, Giuseppe Pittaluga, è stato oggetto di intimidazioni da parte di “ignoti”, concretizzatosi con una incursione a Pedegoli (Quezzi) di cinque soggetti non riconoscibili a caccia del “comunista”, che a tarda notte hanno aggressivamente importunato, e spaventato, una famiglia del luogo.

La causa è il suo impegno per la trasparenza e la partecipazione popolare e democratica che contrasta apertamente il clima di diffidenza e razzismo che gruppi neofascisti stanno tentando di instaurare nel quartiere strumentalizzando la notizia dell’apertura di un Centro di Accoglienza per Richiedenti asilo in Via Edera.


Solidali e complici con il nostro compagno.

Non saranno certo le minacce a farci desistere nella lotta contro razzismo e intolleranza, contro chi vorrebbe farci credere che il nemico è chi sta peggio di noi, contro ogni rigurgito neofascista nel nostro quartiere e nella città di Genova medaglia d’oro per la Resistenza.



Circolo PRC “Dente” Bianchini
Partito della Rifondazione Comunista

venerdì 22 gennaio 2016

Quezzi. Ancora su Via Edera, un po di chiarezza!

Quezzi, Torretta.

L Associazione Ceis Ge ha comprato l immobile della Piccola Opera, in Via Edera, a Quezzi, intenzionata a farne una Casa di Accoglienza, le informazioni riguardo a questo progetto sono pubbliche. 


L'edificio verrebbe ristrutturato interamente nel giro dell'anno in corso, dai nuovi proprietari ed adibito a Servizi sociali e assistenziali, parificati col Pubblico.
L'immobile sarebbe così suddiviso:
Piano primo 25persone: due moduli di Comunità Alloggio per anziani (superficie 640mt2)
Piano terra 21 persone: Comunità Alloggio per Minori (430mt2) + Auditorium per attività, Cappella votiva;
Seminterrato 25persone: Accoglienza temporanea Richiedenti Asilo (320mt2)
Ogni piano con accessi indipendenti.
Alcuni locali verrebbero gestiti da Caritas/Auxilium per attività collaterali.
5500 mt2 di verde e parco, con gli annessi muri e muretti, verrebbe risanato e reso fruibile.
La somma investita dall'Azienda del Terzo Settore per la realizzazione pare essere intorno al milione e ottocentomila eur.

Personalmente credo che questo tipo di strutture e di attività di sostegno , cura e prevenzione dovrebbero essere appannaggio della Società, dello Stato, del Pubblico, in toto, con dipendenti magari comunali, cmq comparabili agli insegnanti, agli infermieri, ai vigili, che tutti i Servizi Sociali e la loro distribuzione sul territorio dovrebbero essere gestiti dalla collettività, così come tutte le attività che ci riguardano collettivamente, dall'Igiene Urbana al'acqua pubblica.

Che non sia attualmente così non manleva cmq l'Imprenditore dalla Responsabilità Sociale dell'Azienda, ancor maggiore se inserita nel circuito dei Servizi, che travalica a volte l'etica di comportamento delle comuni relazioni commerciali in itere nella vita aziendale, per dover in qualche modo aderire per uno sviluppo armonico con il contesto in cui si inserisce in termini di incidenza sull'esistente. Ed in qualche modo considerare anche l'impronta che lascia il suo quotidiano passaggio.

Nel caso della Casa d'Accoglienza di Via Edera non aver considerato come prioritario quest'ultimo aspetto credo sia il peccato originale che continua a provocare confusione e permettere strumentalizzazioni fuori luogo


Certamente pensiamo che se c'è un ritorno negativo da questo tipo di impostazione privatistica è quello di dover compensare i costi e produrre utili (essendo un impresa privata) e di conseguenza di massimizzare la produttività...
In questo caso vorrebbe dire aumentare esponenzialmente il numero degli ospiti e di conseguenza il ricavo economico.
E questo aspetto siamo sicuri che non deve certo toccare ai quartieri popolari l'onere di "smazzarselo", con tutte le peggiori conseguenze.
Inoltre la scarsa propensione delle Istituzioni di Prossimità a rendere trasparenti i passaggi di chiarimento, le impedisce di indire incontri completamente pubblici, che servirebbero per definire dubbi e perplessità, legittimi ma nati da informazioni fuorvianti diffuse ad arte.

Abbiamo ipotizzato l'idea di una Commissione Municipale in cui l'Associazione CEIS Ge possa presentare alla popolazione il suo Progetto ed ambire magari a una adesione di massima da coloro che abitando nei dintorni della Struttura in qualche modo con questa dovranno inrteragire, vuoi solo che per questioni di viabilità ed accesso.
Ipotesi che pare scartata a priori da una Presidenza di Municipio che tende a ridurre la questione a ristretti incontri invocando una potenziale criticità di ordine pubblico, a mio vedere strumentalizzando la strumentalizzazione.
Appare curioso come entrambi, Lega e locale Amministraz. vedano la questione come un problema di ordine pubblico e non come ordinaria gestione civica ed amministrativa del Territorio. La partecipazione ed il controllo popolare sono davvero estranei alla classe politica così cara allo status quo.

Sia chiaro, il nostro avversario di classe è lo sfruttatore con le sue amicizie "pericolose"!! certo non gli sfruttati e i succubi delle prepotenze dei signori, che ne siano consapevoli o meno.

Capogruppo PRC Municipio bassa ValBisagno
 


mercoledì 20 gennaio 2016

Via Edera, la PiccolaOpera e la Casa di Accoglienza CEIS.

 
VIA EDERA E IL CEIS Genova.

L Associazione Ceis Ge ha comprato l immobile della Piccola Opera, in Via Edera, a Quezzi, intenzionata a farne una Casa di Accoglienza, le informazioni riguardo a questo progetto sono pubbliche.
L'edificio verrebbe ristrutturato interamente nel giro dell'anno in corso, dai nuovi proprietari ed adibito a Servizi sociali e assistenziali, parificati col Pubblico.

L'immobile sarebbe così suddiviso:
Piano primo 25persone: due moduli di Comunità Alloggio per anziani (superficie 640mt2)
Piano terra 21 persone: Comunità Alloggio per Minori (430mt2) + Auditorium per attività, Cappella votiva;
Seminterrato 25persone: Accoglienza temporanea Richiedenti Asilo (320mt2)
Ogni piano con accessi indipendenti.
Alcuni locali verrebbero gestiti da Caritas/Auxilium per attività collaterali.
5500 mt2 di verde e parco, con gli annessi muri e muretti, verrebbe risanato e reso fruibile.
La somma investita dall'Azienda del Terzo Settore per la realizzazione pare essere intorno al milione e ottocentomila eur.


Personalmente credo che questo tipo di strutture e di attività di sostegno , cura e prevenzione dovrebbero essere appannaggio della Società, dello Stato, del Pubblico, in toto, con dipendenti magari comunali, cmq comparabili agli insegnanti, agli infermieri, ai vigili, che tutti i Servizi Sociali e la loro distribuzione sul territorio dovrebbero essere gestiti dalla collettività, così come tutte le attività che ci riguardano collettivamente, dall'Igiene Urbana al'acqua pubblica.

Che non sia attualmente così non manleva cmq l'Imprenditore dalla Responsabilità Sociale dell'Azienda, ancor maggiore se inserita nel circuito dei Servizi, che travalica a volte l'etica di comportamento delle comuni relazioni commerciali in itere nella vita aziendale, per dover in qualche modo aderire per uno sviluppo armonico con il contesto in cui si inserisce in termini di incidenza sull'esistente. Ed in qualche modo considerare anche l'impronta che lascia il suo quotidiano passaggio.

Nel caso della Casa d'Accoglienza di Via Edera non aver considerato come prioritario quest'ultimo aspetto credo sia il peccato originale che continua a provocare confusione e permettere strumentalizzazioni fuori luogo.
Inoltre la scarsa propensione delle Istituzioni di Prossimità a rendere trasparenti i passaggi di chiarimento, le impedisce di indire incontri completamente pubblici, che servirebbero per definire dubbi e perplessità, legittimi ma nati da informazioni fuorvianti diffuse ad arte.


Abbiamo ipotizzato l'idea di una Commissione Municipale in cui l'Associazione CEIS Ge possa presentare alla popolazione il suo Progetto ed ambire magari a una adesione di massima da coloro che abitando nei dintorni della Struttura in qualche modo con questa dovranno inrteragire, vuoi solo che per questioni di viabilità ed accesso.
Ipotesi che pare scartata a priori da una Presidenza di Municipio che tende a ridurre la questione a ristretti incontri invocando una potenziale criticità di ordine pubblico, a mio vedere strumentalizzando la strumentalizzazione.


Appare curioso come entrambi, Lega e locale Amministraz. vedano la questione come un problema di ordine pubblico e non come ordinaria gestione civica ed amministrativa del Territorio. La partecipazione ed il controllo popolare sono davvero estranei alla classe politica così cara allo status quo.


Capogruppo PRC Municipio bassa ValBisagno

Incroci o Rotatorie? meglio le seconde!


Alla Attenzione di Presidenza Consiglio,  Arch. Massimo Ferrante
della Giunta Consigliare, e del Consiglio Municipale del
MunicipioIII bassa Valbisagno

Oggetto Mozione : Realizzazione rotatorie viarie per accesso veicolare a Corso Sardegna


Considerato che
Abbiamo per decenni considerato come inevitabile il caotico ed intenso traffico sulle strade che attraversiamo ogni giorno. Pur con ciclici allarmi raramente si è rilevata un attenzione coerente delle Istituzioni a questo aspetto della qualità di vita degli Abitanti, che ormai trascende nel rischio di malattia. 
Nuovamente in questo periodo dell'anno si assiste ad un frenetico rincorrersi di soluzioni tampone, rese inevitabili dall'inerzia precedente, sino ad imporre il blocco del traffico, in alcune città.
Genova rispetto a questa tematica non fa eccezione.
Il nostro territorio la subisce.

Crediamo per ciò
sia possibile limitare il danno subito dagli Abitanti del quartiere, da subito, prendendo con decisione la direzione corretta per gestire la complessità della mobilità in una metropoli moderna, garantendone il diritto civico.
Disincentivare l'utilizzo dell'auto privata e la sua convenienza dovrebbe essere una priorità, accompagnata dal potenziamento funzionale e qualitativo del TPL, per ovviare al'intasamento delle nostre Vie e dei nostri incroci, e salvaguardare la nostra salute.
Purtroppo come territorio limitrofo a importanti snodi ed a grandi attrattori ci vediamo costretti a subire ore e ore di smog, dovuto all'intenso traffico in coda. 

Da questa considerazione, ricordo, presero corpo alcuni progetti, inseriti nel Programma ad inizio mandato, quasi delle promesse della attuale Amministrazione.
Tra queste appariva il progetto di creare una corsia centrale per i bus in Corso Sardegna, intervento che l'Ass. Dagnino dava per sicuro e probabilmente finanziato dai fondi imminenti di PianoCittà. Fondi che poi invece sappiamo in che "grande opera" sono finiti. 
Si accennava anche alle possibili aiuole rotatorie, o "rotonde", per gli incroci di C.so sardegna, indicandole come necessarie.

Rileviamo che
Di fatto, ad oggi, nulla è stato neppure tentato per limitare questo funereo fenomeno di avvelenamento collettivo. Tranne le misure tampone decise in questi giorni.
Occorre certamente pianificare decisi interventi, alcuni già proposti anche dalla ns componente in Municipio.

Dato che
Un buona pianificazione prevederebbe, come ad esempio si suggeriva all'epoca, alcune strategiche "rotonde" agli incroci piu critici del nostro trafficato quartiere, rese tra l'altro obbligatorie dalla normativa europea. 
Nel caso di Corso Sardegna l'opinione diffusa, comprese quelle piu competenti, vedrebbe le "rotatorie" poste in entrambi gli incroci di afflusso alla Via, come elementi determinanti.

Crediamo che
La realizzazione di questi interventi, occupando un cantiere di breve periodo, sarebbe sostenibile dalla  viabilità ordinaria, e sarebbe finanziabile senza grossi esborsi.
Partiamo dal piccolo, dal poco magari, ma da quel poco che si puo subito realizzare.

Riteniamo dunque
indispensabile che venga individuata una fonte di finanziamento adeguata e che una rapida realizzazione delle rotatorie viarie necessarie alla viabilità di Corso Sardegna venga inserita nella pianificazione Comunale.

Di conseguenza
altresì indispensabile l'impegno di Giunta e Presidenza a farsi garante di questa istanza e portarla come esigenza prioritaria ed irrinunciabile, all'Amministrazione Comunale e agli Assessori competenti.

Consigliere Giuseppe Pittaluga
Capogruppo PRC/FdS MunicipioIII bassa Valbisagno
MunicipioIII Bassa ValBisagno

una Città a 30 all'ora, ridurre la velocità e salvaguardare la salute.


Al Attenzione del Presidente di Municipio Massimo Ferrante,
della Giunta Municipale,
del Consiglio di MunicipioIII bassa ValBisagno
Oggetto Mozione: Proposta di modifica limite max di velocità veicolare in ambito urbano, a fronte del moltiplicarsi di incidenti stradali accorsi a pedoni, sul nostro territorio Municipale.


Preso atto dei recenti investimenti di pedoni da parte di autovetture, di cui uno mortale purtroppo, che ribadiscono quanto sia ancora poco sicuro passeggiare lungo le strade del nostro Municipio, non possiamo certo considerare questo come pura fatalità.

Pensiamo invece sia il tragico risultato di una politica cittadina che continua a privilegiare lo scorrere del flusso veicolare privato, a discapito della mobilità pedonale.
Una penalizzazione che a volte il pedone paga cara, con l'incidente e con la morte.

Di fronte alla necessità, riconosciuta da molti, di ribaltare questo paradigma e ripristinare il diritto alla mobilità collettiva, ci pare necessario dare adito ad iniziative atte a liberare la città, nel nostro caso il Municipio, dalla nociva presenza del traffico intenso, quanto dalla velocità eccessiva di chi spadroneggia nel momento in cui trova la strada libera.

La centralità del nostro quartiere conduce un notevole flusso veicolare privato ad attraversarlo quando non a utilizzarlo come stallo momentaneo per proseguire in città coi mezzi; non di meno diversi asservimenti ai Servizi e al Terziario, del territorio, fungono da poli d'attazione di altrettanto traffico, locale o meno.
Questa situazione abituale porta comunque una velocità media del mezzo privato in città ben al di sotto dei limiti che veniamo a proporre, anche in situazioni di scorrimento del traffico.
Ci risulta allora difficile comprendere la necessità di mantenere in ambito urbano, in strade di percorrenza interne all'abitato, un limite di velocità superiore ai 30 km h.
Finanche AMT considererebbe i 20km orari (!) una ottima velocità commerciale in città.

Rileviamo comunemente quanto sia frequente accelerare la marcia dell'auto nei pochi metri di strada apparentemente liberi da mezzi, magari in Via Filippo Casoni, in C. Sardegna, o in Via Fereggiano, senza peraltro che ciò permetta di recuperare minuti preziosi sulla già citata media.
E' invece molto piu probabile che in quel tratto di strada sopraggiunga una persona, a piedi che attraversa, o che fuoriesca un poco dal marciapiede, in Vie purtroppo scarsamente illuminate, anche se centrali.

Un mezzo lanciato ad una velocità superiore ai 30km all'ora impiega molto piu tempo e spazio nel frenare e fermarsi, che un'auto che invece viaggia a velocità inferiore. Nel secondo caso la persona a piedi per
strada magari non viene investita. Consideriamo questo un ottimo risultato.

Abbiamo verificato in altre occasioni l'impossibilità di intervenire con dissuasori della velocità di tipo fisico, e abbiamo considerato la scarsa efficacia di piccole segnalazioni visive
Crediamo dunque che per ottenere una adesione generale alla velocità di marcia piu consona al contesto abitato sia necessario, e praticabile senza grossi danni collaterali, stabilire il limite massimo di marcia veicolare, in tutte le strade del nostro Municipio, ai 30 km all'ora.
Limite che non inficia lo scopo di chi utilizza l'auto per spostarsi, ma che concede l'opportunità di fermarsi in tempo all'imprevisto urbano.

Non ci pare sensato limitare questo intervento solo ad alcune strade, mentre ad altre non applicarne la norma, in quanto ci sembra che molte delle vie collinari del nostro territorio impediscano di fatto comunque di superare questo limite; da qui nasce l'esigenza di insistere proprio su quelle direttive vocate ad accoglier piu traffico, e le maggiori intemperanze rilevate rispetto al problema, appunto.
Si possono considerare come eccezionali due direttive di attraversamento, nei tratti meno urbanizzati, mantenendovi gli attuali limiti dei 50km h.

Chiediamo dunque che il Consiglio recepisca e condivida questa necessità, e voti così la richiesta dell'impegno di Giunta, Assessore alla Viabilità, e Presidenza, ad elaborare una delibera che abbia l'obbiettivo di promuovere e sostenere la realizzazione di questa proposta:

Porre il limite alla velocità massima consentita in ambito urbano, nel territorio del Municipio bassa Valbisagno, ai 30km l'ora.

Consigliere Giuseppe Pittaluga
CapogruppoPRC/FdS
Municipio bassValBisagno

 http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/grenoble-metropoli-attenuata

sabato 9 gennaio 2016

Ex Mercato Ortofrutta, vigiliamo!

Ex Mercato Ortofrutta: "fatta la Festa, gabbato il Santo"!


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Bella la kermesse commerciale, con la musica ed i comici, ed è forse vero che ha riportato alla cronaca il tema delle molte aree dismesse che insistono in città, nel nostro municipio, come l'ex Mercato ortofrutticolo in C.so Sardegna.

Si ci è resi conto dello spazio che questa struttura "occupa", come è stato detto, ma noi preferiamo dire che "preserva", xche di fatto ha impedito sin'ora le speculazioni ed edificazioni che hanno distrutto il territorio negli ultimi anni, vuoi per le caratteristiche geologiche del sito, vuoi per l'integrità e compattezza della struttura Mercato, in sè.

Tra le bufale messe in giro ad arte, si sente quella che una volta realizzato il miniscolmatore per il rio Fereggiano, l'area del exMercato si libererebbe dai vincoli delle allerte e delle alluvioni, permettendone così una progettazione edile, qualsivoglia. E' una falsità.
Ricordiamo semplicemente a Lorsignori che quegli edifici sono costruiti in alveo del fiume Bisagno, di conseguenza han poco a che fare con l'esondazione del Fereggiano e molto a che vedere con la piena del Bisagno, certo non risolta dal già citato scolmatore. Sanno bene che senza lo Scolmatore del Bisagno rimarrà tutto come è, e di questo neanche se ne parla.

Liberata dal vincolo commerciale con l'Impresa che senza colpo ferire s'intasca tre milioni di euro per la disdetta del contratto da parte del Comune, l' area ora presenta la difficoltà di esser piazzata commercialmente, intera com'è, giacchè difficilmente senza scavare e senza alzare granchè, si ci potrebbe ricavare un grasso utile con un unico grande progetto.
Converrebbe allora, e sarebbe piu spicciolo, meno vistoso anche, alienarne pezzo a pezzo, senza dover pianificare alcunchè, a seconda degli interessi che emergeranno volta x volta.

Intanto il degrado pilotato ha fatto il suo corso. La copertura in eternit da anni giaceva al vento, così come le impalcature degli anni 80 intorno al Mercato, da un decennio le si doveva smantellare, per legge, così come si doveva tenere puliti e diserbati gli interni, asportando i calcinacci e i detriti.
L'esasperazione inizia a farsi sentire, quando dal cilindro dell Assessorato LLPP escono i fondi necessari alla bonifica tanto agognata, insieme però al mutuo per finanziare anche abbattimenti e modifiche alla struttura. Non previsti nè concordati o annunciati, sino ad oggi. 
Rifondazione ha ottenuto all'epoca risposte evasive alle nostre forti perplessità.
Ancora quale fosse il progetto o il disegno iniziale di questa operazione non ci è dato sapere, ma fortunatamente a questo punto molti abitanti e alcune associazioni iniziarono ad allertarsi ed a volerci veder chiaro, indispettendo qualcuno ma accendendo i riflettori su aspetti poco trasparenti della vicenda, ora sfumati, pare.

Al momento, l'Amministratore Municipale, da subito interessato alla questione e in qualche modo promotore del nuovo corso di "valorizzazione" dell area, pur non confrontandosi in alcun modo con il dissenso e il dubbio esplicitato da parte della popolazione, decide di accattivarsi il buon occhio dell'opinione pubblica esterenando l'idea che la volontà di iniziare ad utilizzare modesti spazi della struttura per alcuni brevi periodi, sia preludio per una prossima positiva riconversione dell'area stessa.
Piu che altro un metamessaggio utile a chiarire quali son i nuovi referenti, a chi bisogna rivolgersi ora insomma, per ottenere qualcosa.
E lo fa, da buon comunicatore, con l'apertura momentanea e la kermesse natalizia, iniziativa encomiabile e di sicuro successo, dedicata al piccolo commercio, alle associazioni, alla cultura, ed ai cittadini, che possono così rientrare, anche se un po come turisti, in quello che da sempre è loro, essendo stato un mercato comunale, ancor oggi di proprietà interamente pubblica.
(nei discorsi ascoltati in loco qualcuno addirittura sosteneva che se la cosa pubblica è lasciata così allora meglio farla gestire ai privati, proprio come sono riusciti a fare con lo storico e pregiato ex ambulatorio comunale di Piazza Tommaseo, in Scalinata Borghese, ceduto a un costruttore opportunista, dopo l'intervento "salvifico" di una "associazione", che sostiene di non(!) essere emanazione dello status quo.)

Con il pretesto di recuperare una piccola parte, un dieci per cento dell'area, ad uso di utilità pubblica, si rischia di far passare in mano ai privati il rimanente novanta per cento, una volta snaturata la struttura della sua compattezza ed unicità d'insieme. Questa però è la reale sostanza, la natura e la potenzialità stessa del exMercato Ortofrutta, qualunque futura riconversione ed utilizzo non può prescindere da questa condizione di insieme.
Sarebbe una follia farne uno spezzatino e conceder lotti x lo sfruttamento a chi vorrebbe piu o meno edificare. Rifondazione denuncia da tempo il timore che invece sia proprio questa la prospettiva.

Il valore reale di quell'area è nel non essere costruita, nel esistente, e nella capacità della collettività di risanarne l'ambiente vivibile e la funzione, anche produttiva e commerciale. Lì allora troveremo le opportunità di valorizzazione economica insieme alle risposte alle esigenze di migliore qualità di vita.

Questo puo avvenire solo con un Percorso di Urbanistica Partecipata, aperto a tutte le componenti del quartiere interessate, finalizzato ad ottenere un risultato condiviso e vederlo realizzare in un breve periodo. Come Rifondazione propone da tempo, inascoltata in MunicipioIII.
 
Municipio che insiste invece con proclami e promesse, ammiccamenti amicali, dictat e buone intenzioni, ed una arbitraria gestione personalistica, individuando come partecipazione popolare il consenso di una cerchia prestabilita.
Per questo continueremo le nostre battaglie, per la democrazia partecipata, per il diritto ad esercitare la critica e di incidere sulle decisioni da parte degli Abitanti, per la tutela del Territorio.
Anche dopo la festa.

Giuseppe Pittaluga
CapogruppoRifondazione Comunista, 
Municipio III Bassa Valbisagno
Circolo PRC Marassi "Dente" Bianchini

Via Edera ...



Dal quartiere per il quartiere: 

Via Edera e la questione della Struttura delle Suore.

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Pare che previo accordo con le Sorelle, l'associazione C.S.Ge. Centro Solidarietà (ex CEIS) abbia intenzione di ristrutturare i locali suddetti e ottenerne un polo dedicato alle attività di cui l'Associazione si occupa.

Attivo da oltre 30anni ed inserito in un network nazionale, il CS è impegnato soprattutto nel contrasto della Dipendenza da sostanze, con diversi programmi e strutture adeguate alle problematiche correlate.
Da qualche anno, in collaborazione con gli Enti Pubblici, ha allargato la sfera di interesse e di intervento al disagio esistenziale in senso piu ampio, occupandosi di devianza minorile e di sostegno alle famiglie in ambito psichiatrico e/o clinico.
Ha collaborato e collabora con altri Enti del privato sociale che da tempo si occupano dell'immigrazione minorile, e del accoglienza profughi, sempre all'interno del Sistema Nazionale (SPRAR), anche se questo specifico non pare essere la prerogativa del C.S.Ge.

A questo proposito il PRC locale ritiene che:


Un attività di tipo sociale e solidale, che si occupa di rispondere civilmente al disagio ed ai problemi che in molti devono affrontare in questi tempi, puo portare solo aggregazione positiva ed essere di stimolo verso gli abitanti del quartiere, giacchè nessuno è immune dalle criticità esistenziali che in ogni famiglia si possono verificare, ed alle quali è indispensaabile che la collettività dia una risposta adeguata e pianificata.

Certamente come buon senso suggerisce è necessario che, pur nel libero arbitrio della contrattazione privata rispetto all'immobile, la collettività venga coinvolta nel iter di realizzazione, non solo comunicando le informazioni trasparenti e precise, ma direi condividendo nei limiti previsti dalla Cittadinanza, la bontà della "mission" e le modalità di intervento dell'iniziativa, contribuendo così ad armonizzarla con il contesto urbano.

Questo ci sembra il minimo sindacale per la civile convivenza, ed è quello che presumibilmente l'Associazione si appresta a fare, con dei virtuosi passaggi conoscitivi e di confronto con l'Istituzione di prossimità, l'unica adatta a comprendere e valutare: il Municipio con le sue componenti Politiche, rappresentative degli Abitanti.
Esistono appunto le Commissioni Municipali, opportuna Sede per il confronto, dove sono avviamente ammessi anche i cittadini interessati, e dove poter esporre loro il Progetto, ed ottenerne l'adesione di massima che crediamo indispensabile per il buon esito dello stesso. C'è tutto il tempo utile per farlo.

Qual'ora questo non si stia per realizzare da parte dell'Associazione, nel caso non fosse già prevista una strategia di comunicazione simmetrica con il Territorio, allora Rifondazione Comunista in Municipio si farà carico di stimolare ed ottenere i passaggi e la trasparenza necessaria a condividere quello che poterebbe diventare un valore aggiunto per il quartiere, se realizzato con criterio, trasparenza e pianificazione, senza arbitri e incomprensioni che parrebbero invece prepotenze, agli occhi dei piu.


Giuseppe Pittaluga Capogruppo PRC-FdS Municipio III bassa Valbisagno

BoscoPelato: oltre l'opzione zero.


BoscoPelato, una bella esperienza, delle buone pratiche, e due riflessioni.

Come è possibile che un progetto immobiliare privato e privilegiato, come qualche centinaio di box auto interrati, con un iter già concluso nell'Amministrazione precedente, possa venir messo in discussione e addirittura fermato e disinnescato dalla volontà di opposizione degli Abitanti?

In principio fu l'accordo di intenti e di programmi, tra le componenti della snx e la società civile, che permise la vittoria alle elezioni genovesi di Marco Doria e della proposta "arancione"
Tra questi accordi v'era la cosiddetta partecipazione dei cittadini alle decisioni dell'Amministrazione, o almeno alla condivisione e alla conoscenza dei progetti, anche quelli già decisi.
Ad onor di ciò la maggioranza reggente il MunicipioIII, tra cui Rifondazione che proprio di questa istanza si faceva portavoce al suo interno, decise come primo atto di trasparenza e partecipazione, di indire un'Assemblea Pubblica nel Salone Municipale invitando la proprietà a presentare il Progetto, in cui le parti cittadine interessate all'intervento, all'epoca regolarmente permesso, per cui la collina, o cio che ne rimane, sopra Piazza Solari sarebbe stata smantellata, sbancata per tonnellate di roccia ed al suo posto sarebbero dovuti sorgere i futuribili box semi interrati: un enorme cubo di cemento.

Qui si trovarono a confronto, ed in palese conflitto, gli interessi dell'Impresa Costruttrice e della Proprietà contro quelli degli Abitanti e del Territorio.
Una lunga e infuocata Assemblea ebbe come fulcro la visione su schermo del reale progetto che si apprestava ad aprire il cantiere di li a poco, ormai era "chiavi in mano", e la argomentata contestazione di molti cittadini ed esperti. Tanto da convincere il Consiglio lì riunito a votare unanime una mozione che pur vedendo come ineluttabile la prosecuzione dell'iter, cercava di porre "paletti" di sicurezza e controllo al futuro cantiere.

In quella mozione però veniva recepito e trascritto un emendamento proposto da Rifondazione (io), in cui si dichiarava che a fronte di riscontrate criticità idrogeologiche, il Municipio si riservava di rimettere tutto in discussione, pregresso o no. Si era a pochi mesi dal funesto novembre 2011, e la considerazione era doverosa oltrechè legittima, nonostante permessi ed accordi già convenuti. Soprattutto dopo le testimonianze in aula di alcuni anziani che ricordavano la presenza di rane, canneti e sorgenti in loco.

Così è che iniziò il declino della velleità edificatoria del Contubernio D'Albertis sull'ultima area verde del declivio di sua proprietà. 
Ricordo uno strategico articolo di giornale, recuperato dall'attivo Comitato Protezione Bosco Pelato, che riportava e documentava la presenza di un Rivo, pur declassato nella tombinatura anni "60, così come le conseguenti Commissioni Comunali richieste e convocate da Federazione della Sinistra (Antonio Bruno), dove il Comitato e diverse Associazioni coinvolte hanno potuto argomentare la pochezza del ritorno collettivo di un'impresa risultata anche poco utile non economica, e la pericolosità stessa dell'intervento, tanto da non venir neppure considerato possibile con il PUC recentemente approvato  nel Comune di Genova. Ed infine, dopo ricorsi legali e finanche proteste di piazza,la verità è stata riconosciuta, lo sbancamento non s'ha da fare.

Fu quello l'unico ed il solo esempio di partecipazione e di condivisione con il territorio, del nostro Municipio, della Maggioranza che lo governa, della stessa Presidenza che oggi lo distingue per aver, rapidamente dopo quel esperimento, invertito drasticamente rotta. Rifondazione ha infatti abbandonato da tempo quella compagine. Va cmq dato merito a coloro che l'esperienza l'avevan agevolata, di "averci almeno provato".

( Considerando l'irritazione, la reazione scomposta, l'ottusita delle argomentazioni a difesa, di tutto l'apparato, sia politico che affaristico, coinvolto nell'operazione edile, è probabile che gli strali piovuti addosso alla carica istituzionale di prossimità che, suo malgrado, aveva scatenato questa inaspettata resistenza, concedendo il dibattito pubblico che ne aveva fatto emergere l'assurdità, ne abbiano definitivamente cancellato ogni parvenza democratica. Cmq sia, la Maggioranza ha chiarito nel tempo che quello è stato un errore, riconquistando l'affidabilità ai signori che i propri affari li fan senza clamore, e soprattutto senza discussioni pubbliche. Il soldatino è subito tornato a marciare. Ma l'affare milionario dei box a BoscoPelato era ormai perso. )

Tornando alla nostra questione, ho sempre pensato che non fosse poi così un illusione fermare questo pericoloso progetto, vuoi perchè era davvero assurdo, vuoi xchè un bel numero di persone se l'era presa a cuore, coinvolgendone altre ancora, e impegnando tempo e risorse, mettendosi in prima persona in gioco ma giocando per una vittoria collettiva, alla faccia degli interessi egoisti e individuali apparentemente tanto di moda. L'analisi inoltre mi è sempre apparsa corretta, da tutti i punti di vista giacchè a sostenere gli argomenti era il punto di vista "comune", io direi di interesse della collettività, compresa quella futura. Altrove questi presupposti mancano, o sono sommersi, o deboli, o anche forzatamente tunuti ai margini.
Questo credo ci abbia permesso di fare un deciso passo avanti. Sicuramente nello specifico di Bosco Pelato, ma anche in generale se solo si riuscisse acapitalizzare questa consapevolezza, acquisita in un esperienza così positiva di resistenza.

Non mi pare sia però ancora una vittoria, non sarà ora come ora il nostro un contributo così incisivo da cambiare il corso degli eventi, se si limita ad aver contrastato l'ipotesi peggiore solo perchè era la peggiore. 
Le proposte di park alternativi, magari a raso, l'edificazione piu "leggera", con la scusa di rendere fruibile, intervenire sul degrado, metter in sicurezza (!)... credo vadano respinte al mittente, prospettando invece un utilizzo dell'area che veda il risanamento come obbiettivo, la riduzione del danno creato dal edificato esistente, la valorizzazione con dei parametri economici opposti a quelli che costoro utilizzano.
Oltre la semplice opzione zero, che spesso lorsignori utilizzano per depositare in loco degrado utile al'esasperazione dei disagi, bensì una prospettiva di recupero e condivisione dell'utilità collettiva delle potenzialità di quel area, apparentemente una liggia di rovi e arbusti. C'è chi la vede un businnes del cemento armato, e chi ci vede un enorme ed utile drenaggio delle piogge in una zona edificata senza criteri idrogeologici, ad esempio, che anche  è un affare, x tutti però.

Quella che sembrava una pretesa impossibile solo un anno fa, x cui venimmo derisi e stigmatizzati, si è rivelata invece una rivendicazione di diritto legittima e praticabile. Grazie a noi tutti, direi. 

Mi sembra una buona indicazione per l'anno che verrà, 
facciamoci gli auguri allora,
 cin cin !!