e non pochi grassi interessi, dall'area mercato alla metropolitana, finanche bacini fluviali e opere abbastanza "grandi" da esser appetibili businnes, come lo scolmatore...

Il Decentramento sarebbe un'opportunità di partecipazione, pensare di arrivare all'idea di PortoAlegre magari è eccessivo ma pretendere di sapere e incidere sulle scelte che ci riguardano dovrebbe esser il minimo sindacale, credo.

domenica 29 aprile 2012

Vivere in collina a Genova, dall'abbandono alla valorizzazione



...orti e muri “a secco”, frutteti e oliveti, ponti storici e frantoi, sentieri e antiche Creuse, lavatoi e trogoli arcaici… un Territorio ricco di elementi rurali e tradizionali, di componenti paesaggistiche e architettoniche inseribili in un'unica Area da valorizzare con gli interventi adeguati per identificarla con un Parco Urbano dalle mille potenzialità, 
dove riscoprire la buona qualità della vita in collina.

In un Progetto che ne recuperi le caratteristiche, inserendolo in una pianificazione di tutele interventi più ampia e lungimirante.









L'Area del Parco Urbano dei Forti
è  proposta nel Programma per il Risanamento della bassa ValBisagno
Giuseppe Pittaluga
per Federazione della Sinistra
Elezioni Municipio3 bassa Val Bisagno

leggi la sintesi del Progetto: http://www.bianchiniprc.org/?p=627


venerdì 27 aprile 2012

Fereggiano: le lugubri "passerelle" elettorali di questi giorni.





...Allora,

Corriere Mercantile (un quotidiano cittadino attento e corretto), pag 4, 
un focus sul Fereggiano e un paio di cronache su Enrico Musso.
Quest'uomo viene definito da G. Paoli in un intervista, un "personaggio competente", senza si capisca in cosa.
Poco sotto nella stessa pagina in un articolo si legge della "dichiarazione d'ignoranza" del Candidato sul luogo per cui rilasciava dotti pareri  e del suo maldestro tentativo, insito in essa, di strumentalizzare, nuovamente, le tragedie a cui vogliono che ci abituiamo.
Il Candidato Civico, non avendo idea neanche delle dinamiche pur dibattute sull'origine del disastro e della conseguente morte di ben sei persone, di ragazzini e bambini, riduce la questione, per comodità elettorale, alla critica "da bar" :
"...la situazione sul Fereggiano non è cambiata dopo l'alluvione: prima (dell'alluvione?ndr) c'era una frana piccola... via via si è ingrossata arrivando ai livelli preoccupanti di domenica..."

Intanto ridurre la questione Fereggiano a quel tratto di 100 metri è fuorviante e riduttivo, oltre che in malafede.
Ma è incomprensibile come non possa essere a conoscenza della "frana profonda", già individuata negli anni "70 e "80 con i lavori per via Flli Cervi e via Bracelli, che si conduce sino al greto del fiume lungo quella collina. 
Frana da cui derivano le criticità di cui sopra. 
Gli interventi, oltreche dai fondi a disposizione, NON possono prescindere da questo. Musso non ne aveva neanche idea...
Perciò certamente non è competente per quel che riguarda la nostra realtà il nostro territorio, la nostra vita quotidiana fisicamente intesa. Almeno a me pare.

Comunque sia sarebbe anche ora di finirla con le "Passerelle sul Fereggiano" di qualunque "politico" vorace di visibilità mediatica, 
Siamo stanchi di veder ingrassare i loro consensi sulle vittime della più criminale speculazione edilizia della recente storia... Noi ci viviamo dentro, noi non veniamo ascoltati ne considerati, magari veniamo ripresi nei video e intervistai per strada sporchi di fango... così fa "sciato" per i tigì...

Nessuno di questi personaggi che 'vengono accompagnati' sul luogo del delitto ha diritto e cognizione per proporre soluzioni!
La parola ora spetta a noi. Vogliamo dei luoghi, degli spazi, fisici, delle Aree almeno Temporaneamente Autonome, reali, dove confrontare esperienze e soluzioni, esigenze e problemi, e dove gestirne direttamente l'elaborazione. 
Centri civici e biblioteche, circoli sociali (non club privati), luoghi deputati allo scopo, aperti al concetto di Cittadinanza ed ai cittadini, agli Abitanti, tutti, con diritto di voto o meno.
.
Questa crediamo sia la strada praticabile, magari lunga e di scarsa visibilità ma l'unica che può trovare soluzioni e metodi aderenti alla realtà. Questo l'obbiettivo: elaborare sperimentando metodi e pratiche democratiche di progettazione per pianificare lo sviluppo del Territorio. 
A partire dal Decentramento, direi.

( ps-per “zona temporaneamente autonoma” si intende una porzione di tempo e spazio dove persone con interessi e valori simili possono sperimentare le potenzialità della convivialità produttiva ) 

domenica 22 aprile 2012

Sicurezza: una biblioteca fa più di 10 telecamere...

...Costruiamo una nuova stagione per la Bassa Valbisagno

Arte e cultura




I nostri quartieri presentano a livello intergenerazionale più fasce di età, anche se è noto che sono abitati da molti anziani e da pochi bambini. Crediamo sia importante avanzare proposte culturali di cui tutti possano beneficiare. Crediamo che alcuni rinnovamenti legati alla cultura possano qualificare i cittadini e il territorio e che si possa e si debba ampliare l’offerta formativa relativa ad alcuni linguaggi come Teatro, Musica, Danza, Pittura, Fotografia, ecc.
Maggiore importanza alla cultura permetterebbe la crescita dei nostri quartieri in tutti i sensi, rinnoverebbe un tessuto sociale spesso apatico e distante dalla vita reale.
Il nostro terrirorio è un bacino vitale di scambi e di fermenti culturali, tale dote non è sempre facile da gestire ma se da un lato rappresenta una responsabilità, dall’altro è una risorsa inesauribile e anche una opportunità di crescita per tutti noi.


Lanciamo la proposta del “Municipi creativi”, a cominciare dalla Bassa Valbisagno, per indicare una prospettiva di azione: è necessario mettere in azione tutti gli strumenti per fare in modo che il municipio  diventi un  laboratorio permanente per la creatività, che sappia valorizzare le risorse intellettuali che in esso risiedono e sia polo di attrazione per le intelligenze della città, incubatore di cultura e luogo di progettazione e sperimentazione. E’ fondamentale portare l’offerta culturale nei quartieri per creare un rapporto di fiducia tra i cittadini ed eliminare finalmente “il senso di vuoto” della periferia. Il “municipio creativo” dovrà facilitare e incentivare la produzione culturale in tutti i luoghi decentrandola nei diversi angoli dei quartieri fino alle alture, nessuno dovrà sentirsi isolato.


In questa prospettiva proponiamo l’istituzione di uno “sportello pubblico” che sia di supporto a tutti quelli che nel municipio vogliono avviare o suggerire un’attività creativa. Una piccola struttura che sia a disposizione per la soluzione di  problemi burocratici, fiscali, logistici e che collabori anche per gli aspetti di promozione e di marketing, lasciando ai “creativi” la possibilità di svolgere il proprio lavoro senza vincoli impropri che finiscono spesso per costituire dei limiti invalicabili. 


Grande importanza per il nostro tessuto sociale ricoprono le biblioteche, non solo dal punto di vista culturale. Infatti le nostre biblioteche nel nostro quartiere hanno anche un`importante funzione sociale come luogo di aggregazione per cittadini il più delle volte anziani. Per questo lavoreremo perchè la biblioteca Podestà (attualmente gestita da volontari) venga rinnovata e potenziata con un importante intervento pubblico (partendo dalla meritevole iniziativa dei volontari) perchè un patrimonio così importante per il nostro quartiere deve essere valorizzato indipendentemente dal lodevole e fondamentale lavoro svolto dai volontari.



    Per il municipio III (Bassa Valbisagno)                                            
                            VOTA 
      Federazione della Sinistra
     Scrivi  PITTALUGA GIUSEPPE

giovedì 19 aprile 2012

Quezzi Experience



Quezzi...


Quanti siamo a vivere in questo rebigo di terra pietrosa tra i monti, esasperato da tonnellate asfissianti di cemento e asfalto...
Negli anni ci hanno concentrato come topini, lasciando agli squali della speculazione edilizia il compito degli urbanisti, abitiamo in enormi palazzoni costruiti sulle fasce che ospitavan fave e piselli.

Credo che ci studino anche. I sociologi come cavie di un esperimento sociale e gli architetti come esempio di follia urbanistica: un'incredibile densità di abitanti in così poco spazio con a disposizione una sola stretta strada, senza sbocco.
Ci osservano probabilmente per capire come possiamo convivere in pace pur così "costretti", ...come riusciamo in migliaia di individui a uscire e rientrare a casa, magari più o meno tutti nelle stesse ore.

La viabilità e la vita comunitaria a Quezzi non sono complicate. Sono un miracolo!
Siamo probabilmente la popolazione urbana più "svizzera" del mondo...
visto che da anni riusciamo nell'eroica impresa di convivere tutti civilmente anche in queste condizioni.



domenica 15 aprile 2012


Nel "piccolo" della bassa Val Bisagno le Grandi Opere non sono poche, dallo

Scolmatore alla Metro, passando per la viabilità lungo il fiume...

Su tutte vogliamo porre la discriminante dell'elaborazione partecipata e condivisa

della progettazione inserita in una pianificazione che abbia il bene comune come

obbiettivo...

Ci sarà bisogno delle persone, di molte persone per realizzarlo,

diffondiamo l'idea,

grazie,

giuseppe,




martedì 10 aprile 2012

un esempio di partecipazione, in un altra Città...




... sull' Area Mercato di Cso Sardegna... sul Parco Urbano dei Forti... elaborare sperimentando metodi e pratiche democratiche di progettazione per pianificare lo sviluppo del Territorio. A partire dal Decentramento, direi.



lunedì 9 aprile 2012

non di sole strade...


Cittadini

Abdul e sua moglie Aisha crescono una magnifica ragazza con i due fratellini, l'ultimo è proprio nato a Genova, a Quezzi, è "il genovese", tutti e tre sono cresciuti qui, insieme ai nostri figli, Abdul lavora, come anche Aisha, ma i sacrifici da affrontare sono molti, ciononostante è una famiglia serena.

Luìs e la Carmen si sono sposati giovani in America e la loro seconda figlia l'hanno avuta qui a Quezzi e qui, insieme al fratello, abitano. Decine le fiesticciuole di questa famiglia a cui per partecipare basta portar con sè un pò di allegria e cordialità.

Il giovane Ghassàn con un amico del Marocco ha rilevato una bottega e pratica la politica commerciale dei prezzi contenuti e della cortesia. Abita vicino così spesso è disponibile.

Katiushia vorrebbe che suo figlio studiasse all'università in Italia ma lui invece vuol andare a laurearsi in Romania, per non dimenticare le origini. Da anni lei lavora e vive in quartiere, e da sola si cresce il ragazzo.

Furio e Rino, così come Anna e Nina, sono persone che hanno scelto la collina, il borgo, per cercare una dimensione che permetta loro di viversi la relazione di coppia, quale che sia, e le dinamiche della famiglia in un contesto sereno e trasparente, umano.

Victorio da tempo aggiusta e ripristina i muretti a secco dei dintorni grazie all'arte appresa al suo Paese, in Albania la campagna è ancora legata all'uso tradizionale della pietra. Ora pare abbia ottenuto col ricongiungimento famigliare l'arrivo di figlia e moglie, vivranno in una casa rurale che lui ha in affitto.

Romina lavora nelle case, mentre Rocco tapulla nei terreni e negli appartamenti, aspettano un/una figlia e lui un lavoro decente, sono saliti in collina spimti dal canone nell'urbe (anche se pure quassù non si scherza coi prezzi... oltre i 500e.) e qui intravedono anche un pò di qualità almeno potenziale, se non altro il verde e i laghetti per sfogare la creatura.

Osvaldo ha serie difficltà di movimento e questo si accentua con gli anni, è un ragazzo intelligente e volenteroso ma sul lavoro è in "mobilità" da un pò e ora rischia la disoccupazione. Intorno la rete parentale col tempo si assotiglia tanto quanto le opportunità offerte dai 'servizi'... e socializzare in un tessuto territoriale così disgregato non è facile.

Carmen e Sara così come diverse altre donne, escono da una brutta storia con uomini indecenti, storie che segnano e lasciano le persone nella solitudine e nella diffidenza, che comunque dovranno crescere i figli, donne a cui magari un minimo di socialità e solidarietà intorno potrebbe far bene.

Franco lo chiamano "il storto" perche rangheggia, spesso gira col Ubaldo, altro "sciachelo" con un gran cuore e ingenuamente sorridente, a cui il mondo riserva disgrazie e indifferenza, come fanno molti suoi vicini.
C'era anche Domenico con noi a far bene da rappresentante di un'umanità ai margini, quasi invisibile... ma ci ha lasciato da poco.

L'anziana signora Gianna, che percorre la creusa e cerca le vecchie amiche, così vecchie da esser già scomparse da tempo. I signori Laliggia che quando arriva il caldo escono di casa alla sera e spaesati sempre più cercano i luoghi dell'infanzia, si fermano un'ora buona a guardare il nulla, mano nella mano, poi rientrano...altri non escono più, neanche la sera, neanche quando fa caldo.
Qualcuno lo incontro sul bus, odore di vestiti vecchi e sguardo da alcool,
a volte da alcool & macchinette d'azzardo.

Altre persone incontro sul bus di quartiere, a un ora ben diversa, vanno a lavorare dall'alba per rientrare al tramonto, nelle pulizie, nella ristorazione industriale e nel facchinaggio, sono più scuri, ma non di pelle, non solo almeno, sono resi scuri dall'espressione cupa di un volto di periferia, dalla rinuncia a priori all'idea di poter partecipare a ciò per cui si lavora a costruire, di avere il diritto di farlo...

Per noi tutti certo quello che servirebbe per ammortizzare l'esclusione, l'indifferenza, la solitudine, il degrado e l'alienazione a cui ci stiamo purtroppo abituando, in cui stiamo lentamente soffocando è il sussulto di dignità che ci indica nella nostra natura, o forse nella nostra 'appartenenza' le risorse per reagire, nella ricerca di un pensiero di autonomia ed in questa capire ciò che ci è di conforto e trovare gli strumenti per rivendicarlo e raggiungerlo, ottenerlo, costruirlo.
...

dal post:


sabato 7 aprile 2012

diamo una prospettiva politica alle decisioni tecniche




...Costruiamo una nuova stagione per la Bassa Valbisagno

Ambiente e sicurezza idrogeologica

La recente, tragica, alluvione ripropone in tutta la sua gravità il problema della messa in sicurezza idrogeologica delle nostre vallate.

Non condiviadiamo la proposta di soluzioni esclusivamente “idrauliche” impattanti sul delicato equilibrio ambientale della Bassa Valbisagno come quella di uno scolmatore del diametro di nove metri che attraverserà quasi perpendicolarmente la falda acquifera che alimenta i pozzi di Piazza Giusti.
Andrebbe invece presa in considerazione una diversa gestione delle nostre colline: realizzazione del parco, stop alle continue cementificazione, manutenzione delle aree verdi e delle creuze, programma di rimboschimento che interessi tutto il bacino del Bisagno.
L’opera di rifacimento del tratto terminale del Bisagno, anche per la modalità progettuale scelta, non basterà a mettere in sicurezza il nostro fondo valle.
Occorre ragionare su ulteriori opere, meno impattanti e pericolose rispetto al costosissimo progetto del canale scolmatore Sciorba-Corso Italia.

Proponiamo, oltre ad una corretta gestione delle nostre colline, di ampliare la luce del tratto terminale del Fereggiano, operando sia sul rifacimento della attuale copertura che sull’allargamento e profilamento del suo alveo (possibile scavando sotto le attuali via Fereggiano e Monticelli).

Per quel che concerne il Bisagno, anche in considerazione delle mutate condizioni meteorologiche che si concretizzano in precipitazioni intensissime e di concentrata estensione, proponiamo la realizzazione, a monte, di bacini di laminazione, possibilmente di piccole dimensioni.

Solo se questi interventi non fossero sufficienti a coprire le portate previste dalla piena duecentennale, proponiamo di riprendere il progetto del piccolo canale scolmatore Borgo Incrociati – Foce che, limitato nel percorso e parallelo all’asse del Bisagno stesso, risulterebbe essere molto meno impattante e costoso di quello trasversale alla valle.

Ogni impermeabilizzazione delle nostre colline va valutata nel modo più restrittivo possibile, va esclusa già da subito la realizzazione di nuove abitazioni e/o autosilo.
Per queste ragioni siamo contrari alla realizzazione degli autosilo in Via Fessia e nel Boschetto del Fassicomo. I pochi polmoni verdi rimasti a ridosso della fascia urbana vanno conservati e tutelati.

La recente alluvione ha inoltre fatto emergere la fragilità del quartiere di San Fruttuoso, divorato da rivi sotterranei sconosciuti come si è visto in via Donghi, via Donaver e via Berno in cui si sono aperti dei veri e propri crateri.
E’ necessario avviare un censimento di tutti i rivi e procedere alla loro messa in sicurezza. 
La ri naturalizzazione e la manutenzione dei torrenti è una priorità.

giuseppe pittaluga Partito della rifondazione comunista bassa ValBisagno




Genova è un BENE COMUNE: il Parco dei Forti






...Costruiamo una nuova stagione per la Bassa Valbisagno

Il Parco Urbano dei Forti

La complessità del Territorio ai "margini" della Circoscrizione e le criticità che toccano tutti gli aspetti della vita quotidiana di chi ci abita sono tali che per affrontarla positivamente è necessaria una visione d'insieme e una pianificazione degli interventi organica a questa.
Ciò permetterebbe di trovare soluzioni sostenibili ai molteplici problemi, non solo al dissesto idrogeologico.
Il progetto dell'Area dei Forti consente l'elaborazione e la realizzazione di soluzioni in un ottica di salvaguardia e valorizzazione del Territorio.
Uno degli obiettivi del progetto di Parco Urbano è anche quello di considerare la scelta di abitare i margini cittadini come un'opportunità per una migliore qualità di vita. La realizzazione di un'area urbana/verde presuppone l'incontro e la conpatibilità tra l'esterno e l'interno di quello che viene definita la linea verde di confine urbano.

Nel nostro Municipio l'Area si vedrebbe delineata, a monte, a partire dal Forte di S.ta Tecla, proseguendo a Pianderlino e al Monastero del Monte, risalendo ai Camandoli sino al Forte Riscelieu, proseguendo verso i bunker e alla Cava cementifera, arrivando alla vetta del Forte Ratti e tramite la Strada napoleonica scende alla Torretta di Quezzi ed infine al Forte Quezzi. Questo è già di fatto un percorso naturistico ricco di biodiversità e vario nei sentieri, nonchè conosciuto e apprezzato. Da questo "confine" si scende a valle, includendo nell'Area la parte urbana e conurbana che convive di fatto con gli elementi storici, tradizionali, paesistici, culturali, rurali, tipici dei luoghi. Ciò comprenderebbe la capillare rete di antiche creuze che incrociano il territorio, così come i Mulini e i Ponti in pietra, i terrazzamenti e gli oliveti, alcuni storici edifici e piccoli borghi, la pineta del Biscione così come il Bosco dei Frati.

In un contesto così evidenziato si vedrebbe realizzato un "polmone verde" accogliente e accessibile ai cittadini, dove proprio nella dimensione locale aquisterebbero valore e verrebbero incrementate diverse attività di piccola produzione e di Servizi. Dovrà essere inoltre garantita l`agibilità di percorsi pedonali (quelli storici ma non solo) ad uso pubblico e il loro recupero con lavori di manutenzione ordinaria.
La necessità di mantenere il Territorio offrirebbe occasioni alla coesione sociale di rafforzarsi (volontariato, attività ricreative e sportive) così come si creerebbero opportunità di sviluppare il "lavoro locale".

L’elaborazione del progetto dovrà essere condivisa e partecipata, così come la gestione dell'area stessa, per riuscire ad individuare le pratiche corrette e le soluzioni adeguate per le singole questioni come ad esempio sulla Cava del Ratti e la sua trasformazione o sul destino dell'ex-asilo "Glicine" (che potrebbe diventar la Sede, polivalente, del Parco).
San Fruttuoso, Quezzi e Marassi potrebbero riunire le volontà e le competenze diffuse nella cittadinanza in tre luoghi fisici dedicati dove in un primo momento analizzare, elaborare e proporre i parametri, le condizioni, le prospettive sulle quali progettare il Parco.
Già questa sarebbe un'iniziativa inedita di partecipazione, in controtendenza alla disgregazione e alla solitudine che purtroppo spesso registriamo.


Per il municipio III (Bassa Valbisagno)
VOTA
Federazione della Sinistra
Scrivi PITTALUGA GIUSEPPE


venerdì 6 aprile 2012